Massimo Proto, Ordinario di Diritto privato, è di ruolo presso l’Università degli Studi Link…
Come l’emergenza coronavirus ha rilanciato l’immagine delle Big Tech
Denigrati e accusati di essere i responsabili di quasi ogni male della nostra epoca digitale, i colossi del tech stanno riuscendo in un’impresa che nessuno poteva prevedere: mettere a segno una (quantomai necessaria) bella figura nel periodo più difficile che il mondo abbia affrontato dal dopoguerra a oggi. Non solo perché i servizi digitali si stanno mostrando un indispensabile collante sociale in tempi di pandemia di coronavirus, ma anche per tutta una serie di azioni – tanto importanti quanto inattese – che potrebbero ristabilire almeno in parte la reputazione dei famigerati Gafa.
Partiamo dall’aspetto più importante: l’informazione.
Certo, Facebook e Twitter sono alle prese con una prevedibile ondata di fake news e teorie del complotto, ma in questa fase hanno mostrato molta più attenzione al loro cruciale ruolo nel panorama informativo mondiale, reagendo di conseguenza.
Questo vale soprattutto per Twitter, che fin dai primi giorni dell’epidemia ha dato priorità alle notizie ufficiali, creando un apposito spazio in primissimo piano dedicato alla distribuzione di informazioni istituzionali, accurate e verificate.
Lo stesso vale per Google. Se durante le presidenziali statunitensi del 2016 il motore di ricerca era stato accusato di dare visibilità a fake news e manipolazioni pro-Trump, in questo frangente ha rovesciato la sua attitudine laissez-faire e ridisegnato il meccanismo con cui vengono mostrati i risultati a tema coronavirus. Un box sulla sinistra riporta fonti ufficiali anche per chi cerca informazioni su sintomi e comportamenti da seguire, mentre i risultati principali danno priorità alle fonti ufficiali e mainstream.
Un po’ più timido sembra invece essere Facebook, che ha creato un “centro informazioni sul coronavirus” al suo interno, ma poi lo ha nascosto nella già confusa colonna di sinistra, privandolo di una visibilità che potrebbe fare la differenza. In generale, però, da parte dei colossi del digitale c’è stata una disponibilità e una prontezza che in passato raramente si è vista.