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La rarefazione delle conferenza stampa della Protezione Civile è una buona notizia

Di Gianfrancesco Rizzuti

Sono molto d’accordo sulla rarefazione delle conferenze stampa della Protezione Civile in Italia. E non per motivi politici, ideologici, utilità e freschezza dei dati, simpatie, antipatie, ecc.

La ragione è la salute mentale e fisica che viene alterata dal bombardamento no-stop dell’informazione sul coronavirus. Una infodemia (cui paradossalmente contribuisco con questa riflessione) che non ci fa staccare un secondo e che deprimendoci per un “bandwagoning di bad news” finisce per indebolire – sostengono diversi esperti – lo stesso sistema immunitario che ci protegge dal virus.

Con quelle “ultim’ora” che di ultimo non hanno nulla, e che hai già sentito e letto mille volte ma che ripetendosi ti fanno pensare ad un ulteriore aggravamento della catastrofe. Io per primo, ero arrivato ad aspettare le 18 “impaziente”, e lo scrivo col rispetto che si deve a chi “paziente” lo è davvero, non è adagiato su un comodo sofà, ma si trova spesso e purtroppo prono su un letto di ospedale.

Qualcosa, qualcuno e qualcuna ci mancherà perché erano ormai “entrati” con garbo nelle nostre case, ma forse è meglio così.

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