skip to Main Content

Immuni, Foresti: la nostra app di tracciamento tutela la privacy; il governo deciderà come trattare i dati

«La app è anonima e non registra il numero di telefono degli utenti, può salvare i dati che raccoglie solo sui telefoni o anche su server; può prevedere più o meno sezioni, come quella per l’autocertificazione necessaria per gli spostarsi. Noi abbiamo messo a disposizione una sorta di menù di caratteristiche tecniche: sarà il governo però a scegliere quali adottare».

Luca Foresti è l’amministratore delegato del Centro medico Santagostino (rete di poliambulatori all’avanguardia nell’uso della telemedicina), che insieme a Bending Spoons, azienda leader nella produzione di app, alla società di marketing digitale Jakala, a quella di localizzazione GeoUniq e all’avvocato esperto di privacy Giuseppe Vaciago ha creato «Immuni», l’applicazione italiana per tracciare le persone positive a Covid-19, che dovrà aiutare nel contenimento dell’epidemia. È stata scelta dopo aver partecipato a un bando pubblico e ieri Bending Spoons ha firmato il contratto con cui concede gratuitamente il codice (cioè il software della app) allo Stato.

Come funziona la app?
«Una volta scaricata sul cellulare, permette di sapere se nelle settimane precedenti si è entrati a contatto con una persona positiva al Covid-19 e quindi se si è a rischio contagio. Ha inoltre un diario clinico che monitora gli eventuali sintomi per l’individuazione precoce delle infezioni. Gli utenti possono comunicare in modo anonimo se hanno tosse, raffreddore, perdita dell’olfatto e simili. I dati così raccolti permettono di prevedere se ci sono delle zone in cui si sta diffondendo il contagio e di fare test mirati sulle comunità che hanno una maggiore probabilità di essere infette. Inoltre possono essere aggiornati in modo da rilevare se c’è un peggioramento delle condizioni di salute di ogni singolo individuo».

Che tipo di dati raccoglie: anche la posizione degli utenti?
«Questo dovrà deciderlo il governo. La app è prevista per poter usare due strumenti: uno è il low energy bluetooth, che rileva le persone nelle vicinanze (se hanno a loro volta scaricato la app). È la componente fondamentale. Poi c’è anche il Gps, che invece permette di georeferenziare il telefono, cioè di vedere i suoi spostamenti nello spazio: il governo deve decidere se usare anche questo. Entrambi gli strumenti raccolgono dati in modo anonimo».

E questi dati dove finiscono?
«Anche questo deve deciderlo il governo. Possono essere conservati solo sul telefono oppure su server che indicheranno le istituzioni».

Continua a leggere sul Corriere della Sera.

Back To Top