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Ue: multa record da 4,3mld per Android. Google: faremo appello

Multa record per Google dalla Commissione Ue: dovrà pagare 4,3 miliardi di euro per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android. Si tratta della sanzione, la più alta mai imposta a un’azienda, annunciata a Bruxelles dalla commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager.

Big G ha 90 giorni di tempo per mettere fine alle pratiche considerate anticoncorrenziali secondo quanto prevede la decisione della Commissione Ue. Se non si adeguerà, l’azienda rischia di pagare una penale del 5% del fatturato di Alphabet, la casa madre.

Non si è fatta attendere la risposta di Google che ha annunciato di voler appellare la decisione della Commissione: “Android ha creato più scelta per tutti, non meno: un ecosistema fiorente, innovazione rapida e prezzi più bassi sono le caratteristiche classiche di una forte concorrenza. Faremo appello contro la decisione della Commissione”. E’ il  primo commento di un portavoce di Google dopo la decisione della Commissione Europea.

Al commento a caldo, è seguito quello del Ceo di Google, Sundar Pichai, che in un lungo post ha dichiarato ha dichiarato che la decisione presa oggi dalla Commissione Europea in materia di concorrenza contro Android e il suo modello di business: “Non tiene in considerazione il fatto che i telefoni Android siano in concorrenza con i telefoni iOS, cosa che è stata confermata dall’89% di coloro che hanno risposto all’indagine di mercato condotta dalla stessa Commissione. Inoltre non riconosce quanta scelta Android sia in grado di offrire alle migliaia di produttori di telefoni e operatori di reti mobili che realizzano e vendono dispositivi Android; ai milioni di sviluppatori di app di tutto il mondo che hanno costruito il proprio business con Android; e ai miliardi di consumatori che ora possono permettersi di acquistare e utilizzare dispositivi Android all’avanguardia”.

Oggi, grazie ad Android – ha aggiunto Pichai – ci sono più di 24.000 dispositivi, di ogni fascia di prezzo e di oltre 1.300 diversi marchi: produttori olandesi, finlandesi, francesi, tedeschi, ungheresi, italiani, lettoni,polacchi, rumeni, spagnoli e svedesiI telefoni realizzati da queste aziende sono tutti diversi fra loro – ha continuato – accomunati però dalla possibilità di eseguire le stesse applicazioni. Questo è possibile grazie a semplici regole che garantiscono la compatibilità tecnica, indipendentemente dalla misura o dalla forma del dispositivo. E nessun produttore di telefoni è obbligato ad aderire nemmeno a queste regole: possono utilizzare e modificare Android nel modo che preferiscono, come ha fatto Amazon con i suoi tablet e TV stick della serie Fire.

“Le piattaforme open source – ha ricordato ancora il Ceo di Google – funzionano bene solo bilanciando faticosamente le esigenze di tutti coloro che le usano. La storia dimostra che, senza regole chiare sulla compatibilità di base, le piattaforme open source sono a rischio frammentazione, cosa che danneggia gli sviluppatori, gli utenti e i produttori di telefoni. Le regole per la compatibilità di Android evitano che questo succeda e aiutano a renderlo una soluzione interessante nel lungo termine per chiunque”.

Innovazione rapida, ampia scelta e prezzi più bassi sono le caratteristiche classiche di una forte concorrenza – ha concluso Pichai – e Android le soddisfa tutte; la decisione di oggi rifiuta il modello di business che supporta Android. Android ha creato più scelta per tutti, non meno, e per questo abbiamo intenzione di fare appello”.

Secondo i dati di uno studio sulla cosiddetta ‘App Economy’, pubblicato nei mesi scorsi dal Parlamento europeo, le applicazioni per il sistema operativo mobile di Google, Android, hanno un costo di sviluppo superiore del 30% a quelle realizzate per il suo principale competitor, iOS di iPhone (i due software, messi assieme, coprono oggi il 99% del mercato di riferimento).

Tuttavia, mentre quest’ultimo è un sistema chiuso e proprietario, quello di Mountain View è aperto e gratuito,‘open source’.

Una caratteristica questa – ha osservato sul Sole 24 Ore Valeria Falce, Ordinario di Diritto dell’economia presso l’Università Europea di Roma – che fa sì che a beneficiarne siano proprio gli utenti, che possono fare affidamento su “una facilità della diffusione delle app, sullo sviluppo di servizi, su un allargamento del mercato e sull’ingresso di nuovi soggetti”.

 

Link utili:

Perché la maxi multa dell’Ue a Google può penalizzare mercato e utenti

“App, antitrust UE fuori mercato”. L’intervento della Prof.ssa Valeria Falce su “Il Sole 24 Ore”

 

Android, i dilemmi della Commissione Ue nell’indagine antitrust

 

“L’App economy in Europa tra concorrenza e innovazione”. Il seminario dell’Accademia italiana del Codice di Internet (Iaic)

 

Il Paper: “L’App economy in Europa tra innovazione e concorrenza”

 

Why the Commission’s Google Android decision harms competition and stifles innovation

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