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Decreto Semplificazioni 2019: blockchain e smart contract, svolta per l’innovazione? Il commento del Prof. Giovanni Ziccardi

di Eduardo Meligrana

Il decreto Semplificazioni 2019 introduce la definizione normativa delle tecnologie basate su registri distribuiti (blockchain) e degli smart contract. Il decreto prevede inoltre che la memorizzazione di un documento informatico attraverso l’uso di tecnologie basate su registri distribuiti produca gli effetti giuridici della validazione temporale elettronica. 

Le definizioni del nuovo art. 8 ter rubricato “Tecnologie basate su registri distribuiti e smart contract” – pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 febbraio 2019 (Serie Generale n. 36) – appaiono costituire il primo inquadramento giuridico di tali fattispecie.

Diritto Mercato Tecnologia ha chiesto al Prof. Giovanni Ziccardi un commento sulle nuove disposizioni normative e sul ruolo che le nuove tecnologie giocano nella società dell’informazione.

Giovanni Ziccardi, giurista, tra i maggiori esperti italiani in fatto di nuove tecnologie,  è professore di Informatica Giuridica presso l’Università degli Studi di Milano, dove ha fondato anche un Corso di Perfezionamento in Investigazioni Digitali e Data Protection e uno in Informatica Giuridica, insegna criminalità informatica al Master in diritto delle nuove tecnologie dell’Università degli studi di Bologna. Avvocato e pubblicista, con all’attivo articoli scientifici in Italia, Europa e Giappone e monografie con i più importanti editori nazionali e internazionali. Dirige una rivista scientifica, Ciberspazio e Diritto, collabora con Il Mulino, Doppiozero, il Fatto Quotidiano, il Corriere della Sera e l’Enciclopedia Italiana Treccani.

Tra i suoi libri  Hacker. Il richiamo della libertà (Marsilio, 2011), L’ultimo hacker (Marsilio, 2012), Resistance, Liberation Technology and Human Rights in the Digital Age (Springer, 2012), Internet, controllo e libertà (Raffaello Cortina, 2015) e sulle espressioni d’odio L’odio online (Raffaello Cortina, 2016). Il suo ultimo libro è La rete ombra (Marsilio, 2018).

Prof. Ziccardi, il Decreto semplificazioni ha riconosciuto validità alla tecnologia Blockchain e agli smart contract, siamo di fronte ad una svolta in fatto di innovazione per l’Italia?

Parlare di una svolta è, forse, un po’ prematuro.

Dal punto di vista teorico, la cosa è molto interessante. Anche l’Italia si muove in una direzione che già altri Stati hanno preso, al fine di dare il giusto peso a tecnologie su cui sono in corso ingenti investimenti e che sono riconosciute come le più adatte, nei prossimi anni, a cambiare radicalmente il quadro non solo tecnologico ma anche sociale e giuridico. Per una volta, così, il diritto si trova ad anticipare, e non a rincorrere, i cambiamenti della società.

Il punto di vista pratico è, invece, quello che mi preoccupa di più. Le definizioni normative, per realtà eterogenee e multiformi quali le blockchain e gli smart contracts, sono sempre molto difficili da elaborare. Senza contare che di “tipi” di blockchain e smart contract se ne possono individuare a decine, tutti, con caratteristiche originali e che sfuggono facilmente, pertanto, a una definizione unica.

Vi è poi da rilevare che il testo normativo rimanda a una successiva regolamentazione tecnica di dettaglio che ci sarà indispensabile per interpretare al meglio non solo gli aspetti tecnologici, ma anche il cuore della strategia politica alla base di questo riconoscimento normativo. Ora, quindi, non possiamo dire molto: occorre aspettare la regolamentazione di dettaglio.

Cosa cambia con il riconoscimento degli smart contract?

Vedo due cambiamenti. Il primo è l’avvio di un processo di riconoscimento che si completerà con le regole tecniche e che si presenterà come un quadro normativo innovativo e pronto per le nuove sfide del digitale. Che sia corretto o meno, come approccio, lo potremo “testare” soltanto nelle prime applicazioni pratiche. La parte più difficile sarà integrarlo, probabilmente, in una “agenda digitale” che dal punto di vista giuridico, negli ultimi vent’anni, non ha certo brillato per coerenza, ordine ed efficienza.

Il secondo è la testimonianza di una necessità, per gli Stati e l’Unione Europea, di non poter più trascurare l’importanza di tecnologie quali la blockchain, l’intelligenza artificiale e gli smart contract in un’ottica di strategia nazionale.

Che queste tecnologie diventino primariamente il centro delle smart cities (per garantire, ad esempio, sicurezza o continuità e verificabilità dei servizi), o del commercio, o del settore pubblico e dei servizi ai cittadini (anche per tutelare i loro diritti, come suggerisce l’Unione Europea), o del mondo del legal tech, dei contratti e delle transazioni, dipenderà probabilmente dalla scelta politica di ogni singolo Stato (e già, ad esempio, gli approcci di Unione Europea, Italia, Stati Uniti, Cina ed Emirati Arabi differiscono sul punto).

Di certo, tutto il mondo sta analizzando con grande attenzione benefici, costi e impatto ambientale ed energetico di simili tecnologie, e questo dimostra come la società dell’informazione stia radicalmente cambiando anche grazie a simili innovazioni.

 

 

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