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Diritto dell’internet e innovazioni digitali nei mercati finanziari. Intervista al Prof. Avv. Francesco Di Ciommo.

In occasione dell’evento “Gli Stati Generali del Diritto dell’internet” ed alle recenti proposte della Commissione europea in merito alla finanza digitale, la redazione di DIMT ha intervistato il Prof. Avv. Francesco Di Ciommo, Professore ordinario di Diritto privato, Università Luiss Guido Carli. Il Professore è avvocato iscritto all’Albo dal 2001 ed è abilitato come cassazionista dal 2005, e’ autore di monografie, manuali universitari, codici commentati, saggi e note a sentenza pubblicati sulle più importanti riviste giuridiche italiane o in prestigiosi volumi.

 

 

il Prof. Avv. Francesco Di Ciommo

 

In merito al recente evento “Gli Stati Generali del Diritto dell’internet” il quale ha esplorato argomenti come: IA, dark pattern, decisioni algoritmiche, non-fungible token, tutele dei diritti, digitalizzazione degli appalti e metaverso, solo per nominare alcune delle innumerevoli tematiche affrontate. Potrebbe approfondire con noi quali sono le principali criticità e domande alle quali l’evento ha cercato di dare risposta? Come è nato questo evento?

L’evento è nato da una idea dell’amico Giuseppe Cassano e dalla volontà di festeggiare la Rivista di Internet, da lui diretta. Come spesso accade, però, una volta deciso di organizzare in Luiss un convegno scientifico sul diritto di Internet, siamo diventati più ambiziosi perché la molteplicità e la complessità delle tematiche che ci siamo proposti di affrontare, in uno con l’evoluzione sempre più veloce e vorticosa dell’ecosistema tecnologico nel quale siamo tutti immersi, sconsigliano trattazioni superficiali e, al contrario, impongono riflessioni trasversali, che spaziano dal diritto civile al diritto commerciale e dal diritto penale al diritto amministrativo. Da qui il proposito di organizzare veri e propri stati generali del Diritto di Internet, ai quali hanno aderito con entusiasmo insigni colleghi universitari, magistrati, avvocati impegnati sui temi legati alle nuove tecnologie e autorità pubbliche, quali il Presidente dell’Autorità Garante per la Privacy e il Presidente dell’AGCom, ma anche il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, l’on.le Giuseppe Moles, nonché il Sottosegretario di Stato al MISE con delega ai Giochi.

 

 

Parlando di uno degli aspetti di cui Lei è maggiormente esperto, cosa pensa della strategia proposta dalla Commissione Europea per portare l’innovazione digitale all’interno dei mercati finanziari? A Suo avviso questa manovra della Commissione permetterà una maggiore tutela dei mercati finanziari?

Nei mercati finanziari, già da almeno un paio di lustri, si è diffuso, prima negli Stati Uniti e poi sostanzialmente in tutte le principali “piazze finanziarie” mondiali, l’uso dell’intelligenza artificiale, e cioè di algoritmi in grado, tra l’altro, di scegliere, più o meno autonomamente, quali operazioni porre in essere per massimizzare il risultato perseguito e di eseguire le scelte adottate autonomamente. Oggi si stima che oltre il 70% delle transazioni finanziarie che quotidianamente vengono realizzate nel mondo sono decise e negoziate esclusivamente da algoritmi. A tal proposito si parla di high frequency trading, cioè trading ad alta frequenza, per sottolineare come la negoziazione gestita solo da algoritmi, e dunque senza intervento umano, consenta di porre in essere un numero molto più consistente di transazioni e di assicurare alle stesse una frequenza assai più alta in archi temporali sempre più stretti, il che determina rilevantissime conseguenze, in definitiva soprattutto (ma non solo), in termini di rendimenti. Dunque, l’innovazione digitale ha già ampiamente conquistato il campo dei mercati finanziari, e ciò (quasi) senza che giuristi e legislatori se ne siano accorti, e cioè senza che siano emersi problemi disciplinari rilevanti. In vero, i regolatori mondiali dei Paesi più importanti stanno monitorando attentamente l’uso delle nuove tecnologie in ambito finanziario, tanto che sia negli Stati Uniti che in Cina non sono mancate le prese di posizione finalizzate a tutelare gli operatori più piccoli o, quanto meno, a garantire parità nelle condizioni di accesso ai servizi, alle reti e alle piattaforme di negoziazione. I giuristi si sono occupati poco di queste importanti tematiche, ma la Commissione europea sta dimostrando sensibilità sul tema e io sono fiducioso che possa trovare il modo migliore per intervenire con regole sufficientemente flessibili ed efficaci, anche se al momento ancora non abbiamo un quadro definito sui cui svolgere le nostre valutazioni.

 

 

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