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Garante per la privacy sanziona INPS per 300mila euro per mancata definizione dei criteri per il trattamento dei dati nel bonus Covid

A seguito dell’istruttoria avviata nel mese di agosto 2020, il Garante ha emesso una sanzone pari a 300mila euro nei confronti dell’INPS per violazioni commesse nell’ambito degli accertamenti antifrode effettuati dall’Istituto riguardo al “bonus Covid” per le partite iva.

Nello specifico l’Istituto:

  • non ha definito i criteri del trattamento dei dati di determinate categorie di richiedenti il “bonus Covid”,
  • ha utilizzato informazioni non necessarie rispetto alle finalità di controllo,
  • ricorso a dati non corretti o incompleti, per cui il Garante ha prescritto la cancellazione di tutti i dati raccolti e non necessari
  • ha espletato un’inadeguata valutazione dei rischi per la privacy.

Nel corso degli accertamenti l’Autorità ha riscontrato numerose criticità nelle modalità utilizzate dall’Istituto nel procedervi.

Di seguito, l’intervista in argomento pubblicata sul Fatto Quotidiano, del Prof. Avv. Giorgio Resta socio fondatore di IAIC – Italian Academy of the Internet Code, ordinario di Diritto privato comparato presso l’Università di Roma Tre, Coordinatore del Programma di Dottorato internazionale su “Law & Social Change: The Challenges of Transnational Regulation”, ed oltre al corso di Sistemi giuridici comparati, insegna “Digital Technologies and the Law”.

“Il diritto alla privacy è ridotto per chi ha posizioni pubbliche”. Ecco perché l’Inps può dare i nomi dei deputati con il bonus di 600€

 

 

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