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I-Com: “Antitrust e Innovazione. L’Europa a un bivio nella convergenza tra device, piattaforme, reti e contenuti”

Lo sviluppo dell’ecosistema digitale è inarrestabile e un recente studio del Parlamento Europeo appena pubblicato sull’App Economy lo testimonia: delle oltre 90 applicazioni installate cu ciascun dispositivo, ad oggi risulta che ogni consumatore le utilizzi per due ore al giorno, nel 2012 gli utilizzatori di app supereranno i 6 miliardi, il valore del mercato si quintuplicherà.

In un mercato così dinamico, primeggiano due giganti come Google Android e Apple iOS che supereranno il 99% del mercato mondiale, ma le cui politiche sono molto diverse.

Da un lato, le applicazioni Android vengono realizzate da sviluppatori autonomi e indipendenti, perché il sistema operativo è aperto e gratuito (open source), dall’altro, le applicazioni iOS provengono solo da Apple, trattandosi di un sistema chiuso e proprietario.

Lo sviluppo delle applicazioni Android è più costoso di quello di Apple, ma il maggior costo (del 30% circa) viene compensato da benefici quali: facilità di diffusione delle app, sviluppo di servizi, allargamento del mercato e ingresso di nuovi soggetti. Un mercato dunque competitivo, quello tracciato dallo stesso report del Parlamento Europeo.

Ma come si concilia il rapporto innovazione e concorrenza con la multa record da 4.3 miliardi comminata a Google dall’UE? E’ possibile modificare una strategia senza minare dalle fondamenta un sistema libero, gratuito, open source? C’è il rischio di uno spostamento dell’intera App economy verso un modello di piattaforme chiuse? Cui prodest? Tale direzione favorisce davvero i consumatori e l’innovazione? C’entrano le relazioni geopolitiche tra  Europea e USA?

Queste ed altri sono stati i numerosi interrogativi emersi nell’interessante dibattito “Antitrust e Innovazione. L’Europa a un bivio nella convergenza tra device, piattaforme, reti e contenuti”, promosso e organizzato dall’I – Com, presieduto da Stefano Da Empoli.

A confrontarsi, policymakers, giuristi, economisti, ingegneri e grandi aziende (AT&T e Tim), esperti del settore che hanno espresso una valutazione complessivamente critica della decisione appena adottata in sede UE nei confronti di Google.

A fare da sfondo alla riflessione, una sempre maggiore difficoltà di annodare le ragioni del mercato alle policies antitrust che sembrano esse stesse perdere fiducia nel mercato e nella capacità dei consumatori nello scenario di complessi rapporti geopolitici e dei diversi approcci tra Europa e USA.

Dopo le introduzioni dello stesso Presidente Da Empoli e di Lorenzo Principali, Senior Research Fellow di I-Com, Carlo Stagnaro Fellow dell’Istituto Bruno Leoni ha parlato del paradosso rappresentato dall’esito dell’indagine su Google così come delineato da Bruxelles: “Il mercato viene accusato di fornire ai consumatori ciò che vogliono e i consumatori di non sapere che cosa vogliono. Il paradosso del caso Google vuole che, secondo la commissione Ue, è stato creato un mercato di app con tassi di crescita elevatissimi ma a costo zero per gli utenti. Ma questo è un non problema, come fa ad essere appunto un problema? Nella decisione dell’Europa manca una teoria del danno. C’è l’arma del delitto, non abbiamo una vittima e nessuno ha sporto denuncia. Insomma, dove sta il danno per gli utenti che hanno scelto Android? Anzi, forse, a ben guardare, i danneggiati ci sono e sono gli stessi consumatori”.

Anche Roberto Magnifico, Partner e Board di LVenture Group, ha espresso critiche alla Commissione per la decisione adottata nei confronti di Google e di un approccio complessivo all’innovazione: “Basta cercare di regolamentare l’irregolamentabile. Ora, Google avrà anche sbagliato qualcosa, ma perché non guardiamo la cosa dal punto di vista degli investimenti, della crescita, delle opportunità? C’è un atteggiamento che mira solo a mettere barriere. Ma mentre si mettono barriere, il resto del mondo ci asfalta”.

Per Cristiano Radaelli, Vice Presidente (Anitec – Assinform), “In Italia come in Europa, gli arroccamenti sulle rendite di posizione rallenta la crescita e l’innovazione, gli interventi dell’Ue sembrano basarsi su su una logica che non esiste più”.  

Brando Benifei, europarlamentare dell’Alleanza progressista dei socialdemocratici europei, ha affermato portando il punto di vista della politica: “La Commissione Europea ha urgenza di dire “Abbiamo realizzato” e mettere dei puntini sulle “i” in tema di concorrenza e innovazione ma oggi l’economia delle app in Ue rappresenta il contraltare alla teoria della distruzione del lavoro a causa delle nuove tecnologie. L’economia delle app oggi dà lavoro a 2 milioni di persone. Questa economia però funziona in un certo modo e allora occorre valutare l’effetto di certe decisioni di Antitrust, su questo ecosistema”. Lo stesso dicasi, per la vicenda della nuova Direttiva sul Copyright, a parere dell’Europarlamentare.

A parere del commissario Agcom, Antonio Nicita, che ha concluso il dibattito: “Google search è l’app più scaricata anche su sistemi Apple e questo dimostra che comunque gli utenti la vogliono. Si accusa un’azienda ed è possibile farlo, ma allora dobbiamo anche dire che la dominanza è legittima e, al contempo, che c’è abuso di potere”. Nicita ha ricordato, di contro, la necessità di non confondere il concetto di “monopoly” con la “position of dominance”. Per Nicita è un errore, effettuare valutazioni considerando il consumatore finale di app e non quello di device e non prendendo per nulla in considerazione l’altro sistema, perché è un sistema chiuso.

“Il caso Google – ha concluso Antonio Nicita – potrebbe essere risolto con impegni precisi, senza arrivare alla multa”.

 

 

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