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Il Digital Services Act, le responsabilità delle piattaforme online. Intervista al Prof. Salvatore Sica

Il Professor Salvatore Sica è professore ordinario di Istituzioni di diritto privato e titolare della cattedra di Diritto privato delle nuove tecnologie presso l’Università degli Studi di Salerno. È socio fondatore della Italian Academy of the Internet Code (IAIC).

 

Quali sono gli strumenti di tutela previsti dal Digital Services Act nel mondo delle grandi piattaforme online come Google, Youtube e Amazon o di social come Facebook e Twitter?

In attesa di poter esaminare il testo con le proposte della Commissione, la speranza è che con il Digital Services Act il legislatore europeo possa finalmente eradicare quel fenomeno di “frammentazione giurisprudenziale” che abbiamo spesso registrato in relazione all’applicazione della direttiva 2000/31/CE.

In concreto, l’obiettivo minimodi tutela da perseguire credo debba consistere nella fissazione di regole chiare, condivise e trasparenti sulle c.d. procedure di notice and take down dei contenuti illeciti, da cui tutt’ora dipende la modulazione del “grado” di (ir)responsabilità dei prestatori di servizi della società dell’informazione.

 

 

A Suo avviso, quali sono le responsabilità e la migliore governance per una giusta gestione del mercato unico dei servizi digitali?

La direttiva e-commerce è nata con l’auspicio di promuovere la crescita dei servizi digitali non comprimendo la libertà di espressione in Internet e, più in generale, il diritto riconosciuto a tutti gli utenti di accedere e veicolare informazioni. A tale approccio, fondamentalmente modulato sull’introduzione di tutele di tipo successivo, si accosta oggi un più marcato richiamo alla “responsabilizzazione” dei provider: il GDPR e, ancora le direttive copyright (n. 2019/790) e SMAV (n. 2010/13/UE) promuovono già un modello di tutela basato sulla prevenzione dei rischi per cui l’auspicio è che il Digital Services Act riesca a favorire un’armoniosa interpretazione delle diverse discipline settoriali.

Con riferimento al “mercato” dei servizi digitali, ritengo poi importante che la Commissione stia promuovendo una riflessione sulle “regole” che sovrintendono la concorrenza tra le piattaforme, nella consapevolezza che il dato, in definitiva, rappresenta la fonte dei molteplici input cui può essere ricondotta ogni relazione economica rilevante ai fini della definizione del mercato di riferimento.

 

 

Con il Digital Services Act, parte della Digital Single Market Strategy, l’Unione Europea si propone l’obiettivo di regolare la responsabilità (anzi le responsabilità) connesse ai servizi digitali delle piattaforme online.

Il 15 Dicembre 2020 alle h 14:00 si terrà il webinar, promosso e coordinato da IAIC (Italian Academy for the Internet Code), Il Digital Services Act. Tra responsabilità e governance.

La ragione dell’intervento e le sottese difficoltà regolatorie si rintracciano agevolmente nell’ontologica ambivalenza delle piattaforme de qua, il cui funzionamento è, da una parte, decentralizzato (in quanto i suoi servizi sono fruibili da qualunque utente in qualsiasi momento) e, dall’altra, centralizzato (poiché la distribuzione dei servizi in parola è concentrata in capo a un numero esiguo di operatori, i cd. gatekeepers).

 

Approfondimenti:

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