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Il rilievo economico del Format e la tutela del diritto d’autore. L’intervista all’avv. Ferdinando Tozzi

Avvocato lei da sempre si occupa dell’annoso problema della tutela del format ed è tra i massimi esperti del settore, a che punto stiamo?

La storia recente del format è contrassegnata da una serie di “stop and go” che mi sento di sintetizzare in due grandi periodi, l’uno intorno al 2005/2007 con un egregio gruppo di lavoro messo su dall’avvocato Giorgio Assumma e poi con il rilevante tentativo di riforma della legge sul diritto di autore con il comitato per il diritto di autore a suo tempo presieduto dal professor Alberto Gambino da sempre attento a tali tematiche.

L’altro, dopo anni in cui non è stato un tema prioritario, intorno al 2016 quando prima l’ANART e poi il CREDA tennero, a distanza di circa un mese, due incontri che furono di grande successo e propulsivi per l’insediamento di una nuova commissione format in seno al comitato sopra menzionato, nel 2017, sotto la presidenza dell’avv. Paolo Marzano, anche egli molto attento a tali temi.

I lavori di quest’ultima commissione sono stati molto significativi, sebbene incompiuti. 

Ho ritenuto, insieme al professor Alberto Gambino ed ai tanti amici che tengono al tema del format, che fosse necessario – ora o mai più – ripartire proprio dai lavori ministeriali per iniziare una terza fase si spera conclusiva.

Cosa si propone di fare?

L’incontro a porte chiuse di Napoli, all’Unione Industriali (e ringrazio per l’ospitalità ed il fattivo contributo dell’Unione e del dottor Antonio Parlati in particolare),  aveva due possibili esiti: presa d’atto della mancanza dei presupposti per proseguire o nuova call to action di tutti i principali protagonisti del comparto format. Per fortuna così è stato!

Presenti rappresentanti di alcuni dei principali interlocutori (fra cui il Mibac, AGCOM, APA ex APT, emittenti, ANART, giuristi esperti, etc.) si è fatto comune intento il mio auspicio di partire dai lavori della commissione format del ccpda e provare ad individuare delle linee guida condivise anche per vagliare un giurì del format.

Dunque niente più riforma della legge sul diritto di autore con una previsione ad hoc per il format?

Assolutamente. Il Mibac, a prescindere dal tema specifico, sta svolgendo un ottimo lavoro, anche con la dottoressa Passarelli ed il prof. Vacca. Però, tornando al tema specifico, gli operatori si rendono conto che spesso un intervento su di una norma (peraltro così delicata) come la legge 633/41 è complicato ed allora, secondo un vecchio adagio per cui l’ottimo è nemico del buono, intanto conviene che tutti i protagonisti del comparto, con una costante apertura inclusiva di ogni soggetto titolato ed interessato, ivi compresi gli OTT, si mettano intorno ad un unico tavolo provando così a individuare delle linee guida il più possibile condivise.

Abbiamo da un lato una industria in continuo sviluppo che chiede chiarezza, dall’altro quello che ho definito il problema dell'”autore non affermato” che,in assenza di regole chiare, rischia di vedere i propri diritti mortificati quale soggetto debole.

Il mercato dei format è cresciuto enormemente negli ultimi anni, ​ma le imprese operano in presenza di regole che sono prevalentemente dettate dalla prassi e dalla negoziazione contrattuale. ​

L’efficacia e l’utilità del diritto di autore sarà infatti inversamente proporzionale agli spazi normativi indeterminati e dunque all’arbitrio del singolo e direttamente proporzionale alla continuità sistematica, in armonia con le evoluzioni sociali ed economiche.​​

La situazione del format é, ancora oggi, sempre caratterizzata dalla pratica commerciale che ci rivela come il format sia oggetto di validi contratti, oggetto di attività di impresa, oggetto di deposito presso la Siae.​

Ma,​ la sua tutela è, nonostante ciò, sempre aleatoria.​ Se però al format non viene riconosciuta dignità di opera dell’ingegno ad esso non potranno applicarsi ad esempio le norme relative al plagio né al diritto morale d’autore.

Il diritto di autore deve infatti essere da un lato lo strumento di remunerazione degli autori e delle imprese connesse ma dall’altro anche un volano di sviluppo sociale e civile con un equilibrio, non certo facile, tra le apparentemente opposte istanze di tutela e di accesso.     ​

Quindi, il “problema” è se e come accedere alla tutela d’autore.​

Quando si ha tutela? 

Ferrme tutte le criticità, da avvocato mi sento di suggerire di valorizzare sempre gli elementi caratterizzanti. Non ogni scritto perché denominato “format” va tutelato.

In generale,  si può ipotizzare una tutela del format, quale opera letteraria (dunque non per forza con la fissazione audiovisiva), purché:​

• vi sia un atto creativo;

• una espressione formale (titolo, concept, ruoli principali, etc.) ;

• e l’impronta di una elaborazione personale dell’autore;

(secondo la “formula” novità/creatività – estrinsecazione). ​

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