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La sentenza del Tribunale dell’UE: il geoblocco di chiavi di attivazione di Steam violava il diritto della concorrenza

Il Tribunale dell’Unione europea ha emesso una sentenza che conferma la violazione del diritto della concorrenza dell’Unione nel caso del geoblocco di chiavi di attivazione per la piattaforma Steam, una delle più grandi piattaforme di videogiochi online.

L’accordo bilaterale che ha portato a questo blocco geografico coinvolge il gestore della piattaforma Steam, Valve, e cinque editori di videogiochi per PC: Bandai, Capcom, Focus Home, Koch Media e ZeniMax. Questo accordo ha illegittimamente limitato le vendite transfrontaliere di alcuni videogiochi per PC compatibili con la piattaforma Steam.

L’indagine è stata avviata quando la Commissione Europea ha ricevuto informazioni sul blocco geografico di alcuni videogiochi per PC su Steam, basato sulla posizione geografica degli utenti. La Commissione ha constatato che Valve e gli editori coinvolti hanno violato il diritto della concorrenza dell’Unione.

La Commissione ha accusato Valve e gli editori di aver partecipato a un accordo anticoncorrenziale o a pratiche concordate miranti a limitare le vendite transfrontaliere di alcuni videogiochi per PC compatibili con Steam. Questo è stato fatto attraverso l’introduzione di funzionalità di controllo territoriale tra il 2010 e il 2015, soprattutto nei paesi baltici e in alcune nazioni dell’Europa centrale ed orientale.

Valve ha presentato un ricorso dinanzi al Tribunale dell’Unione europea per cercare l’annullamento della decisione della Commissione. Tuttavia, il Tribunale ha respinto il ricorso.

Il Tribunale ha stabilito che la Commissione ha dimostrato in modo sufficiente l’esistenza di un accordo o di una pratica concordata tra Valve e gli editori per limitare le importazioni parallele attraverso il geoblocco delle chiavi di attivazione dei videogiochi su Steam. Questo geoblocco aveva l’obiettivo di impedire che i videogiochi, venduti a prezzi più bassi in alcuni paesi, fossero acquistati da distributori o utenti in paesi in cui i prezzi erano notevolmente più alti.

Il Tribunale ha sottolineato che il geoblocco non aveva l’obiettivo di proteggere i diritti d’autore degli editori dei videogiochi, ma piuttosto di preservare i margini di profitto percepiti da Valve e dagli editori.

La sentenza ha anche affrontato la questione del rapporto tra il diritto della concorrenza dell’Unione e il diritto d’autore. Ha chiarito che il diritto d’autore mira a garantire ai titolari dei diritti la facoltà di sfruttare commercialmente gli oggetti protetti, ma non consente loro di stabilire differenze di prezzo artificiose tra mercati nazionali compartimentati. Questo tipo di compartimentazione dei mercati è inconciliabile con l’obiettivo di creare un mercato interno. Inoltre, Valve non è riuscita a dimostrare che il geoblocco avesse effetti positivi sulla concorrenza.

In definitiva, questa sentenza conferma la determinazione delle autorità europee a garantire la libera concorrenza nel settore dei videogiochi online, evitando restrizioni che potrebbero danneggiare i consumatori e l’effettiva competitività del mercato.

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