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L’AI Act mette la persona al centro, ma l’Europa trascura tecnologie e Big-tech

Intervista a Giusella Finocchiaro, Professoressa ordinaria di diritto di internet e di diritto privato all’Università di Bologna e socia fondatrice di IAIC. «Sono stati anni di condivisione democratica di un percorso. Hanno prodotto cultura. Da cui mi auguro nasca un coordinamento internazionale».

Una legge storica, la prima al mondo che legifera su una tematica ancora difficile da comprendere, soprattutto nelle sue ripercussioni sulla società, l’economia e la cultura. L’AI Act è stato approvato nei giorni scorsi dal Parlamento Europeo. Per ragionare di scenari, tenendo conto soprattutto dell’aspetto giuridico, ci siamo rivolti a Giusella Finocchiaro, Professoressa ordinaria di diritto di internet e di diritto privato all’Università di Bologna, nonché autrice di Intelligenza artificiale. Quali regole? (edito da il Mulino). «Le regole dovrebbero andare di pari passo con gli investimenti», ci ha spiegato. Ma come mai sono le Big Tech per prime a chiederle? «Le regole servono a tante cose. Ad esempio, a rassicurare. E se il consumatore è rassicurato, allora compra più facilmente».

 

 

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