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Le tecnologie digitali per un nuovo rapporto tra cittadino e Istituzioni. Il commento al discorso di insediamento del neo Presidente della Camera Roberto Fico

di Marco Scialdone* Nel suo discorso di insediamento, il neo Presidente della Camera dei Deputati, on. Roberto Fico, ha avuto modo di affermare: “Dobbiamo aprire ancora di più quest’Aula ai cittadini, sia in senso fisico sia valorizzando gli istituti di democrazia diretta previsti dalla Costituzione. Per esempio, attraverso la previsione di tempi certi per l’esame delle proposte di legge di iniziativa popolare. Ma non solo. Penso a come le Camere – condividendo una riflessione avviata in altri ordinamenti – possano anche diventare luoghi per utilizzare le nuove tecnologie digitali a supporto del processo legislativo, per coinvolgere maggiormente le persone”.  

Chi scrive si occupa da tempo del rapporto tra tecnologia e diritto e, dunque, ritrovare l’essenza di quel binomio all’interno di un momento istituzionale così solenne ha suscitato una certa emozione e qualche ulteriore riflessione che vorrei condividere con i lettori di questa rivista.

Gli istituti di democrazia diretta previsti dalla Costituzione, al pari di quelli introdotti negli statuti di molti enti locali, non godono di buona salute: sono utilizzati poco e richiedono sovente un dispendio di energie e di risorse, anche economiche, per la loro attivazione tali da scoraggiare chiunque non abbia alle spalle una qualche struttura (partito politico, sindacato, associazionismo strutturato). 

Nelle complicazioni della burocrazia analogica la democrazia diretta muore. 

Dinanzi ai vincoli per la raccolta delle firme per un referendum, così come di una proposta di legge di iniziativa popolare, la democrazia diretta muore. 

La democrazia diretta muore ogni qualvolta ci si ostina a mantenere formalità (o formalismi) che le tecnologie digitali consentirebbero da subito di superare e che, invece, sono stati scientemente mantenuti dal nostro legislatore fino ad oggi. 

Le parole del Presidente Fico aprono a una speranza: la speranza che si possa e si voglia comprendere che, lungi dal voler introdurre forme di webcrazia, le tecnologie digitali possano consentire un diverso rapporto del cittadino con il Parlamento.

In tal senso l’esempio virtuoso a cui guardare è quello dello stato estone, con il 99% dei servizi  disponibili online, fruibili da ogni piattaforma o device. 

Si potrebbe obiettare che l’Estonia ha dimensioni geografiche modeste: una superficie totale pari a 45.228 km² per 1.340.194 abitanti. Ciò è sicuramente vero, ma quello che può essere d’ispirazione è il modus operandi attraverso il quale si è giunti alla costruzione di uno stato interamente digitalizzato. Non a caso lo slogan dello stato estone rispetto al proprio modello di E-gov è “we have built a digital society and so can you”.  

C’è, in altre parole, una replicabilità e una scalabilità del modello estone che si fonda su alcuni concetti chiave il primo dei quali risponde alla parola “programmazione”.  La smart nation estone è frutto di un lungo percorso avviato nel 1997, proseguito incessantemente per 20 anni e tutt’ora in corso.

Caro Presidente, si operi allora da subito, con gli strumenti che già esistono e che da tempo vengono ignorati: occorre farsi promotori di un’iniziativa che consenta di utilizzare la firma digitale per la raccolta delle firme per i referendum o per le leggi di iniziativa popolare e, per tale tramite, cogliendo l’ontologica diversità tra firma digitale e firma autografa, si faccia venire meno l’obbligo di autentica da parte del pubblico ufficiale per quelle sottoscrizioni. 

Si dia vita, anche per il Parlamento Italiano, ad una piattaforma per la presentazione di petizioni online come già avviene per il Parlamento Europeo e si consenta ai cittadini che raggiungano un certo numero di adesioni di poter illustrare la propria proposta nelle aule parlamentari come capita nel parlamento inglese. 

Si incoraggino i parlamentari ad utilizzare lo strumento del “notice and comment” sulle proposte che presenteranno nel corso della legislatura  per fare in modo che il cittadino sia consapevole che la democrazia non si consuma nella sola giornata delle votazioni, ma è un processo continuo e permanente. 

Utilizzare le nuove tecnologie digitali a supporto del processo legislativo, per coinvolgere maggiormente le persone” non solo è possibile, ma è una prepotente urgenza per la democrazia italiana.

 

*Avvocato, docente al Master di Diritto dell’Informatica presso l’Università “Sapienza” di Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

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