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L’interpretazione giuridica e l’interpretazione musicale e il loro impatto con la tecnologia

L’interpretazione giuridica e l’interpretazione musicale
e il loro impatto con la tecnologia

di

Sandro Nardi
Università degli studi di Foggia

 

Tra i giuristi è assai comune che vi sia chi, allo studio del diritto abbina anche quello per la musica. Si pensi a Salvatore Pugliatti, a Emilio Betti, a Lina Bigliazzi Geri e, per venire ai tempi più recenti, a Francesco Gazzoni, che riempie di richiami musicali il suo Manuale, a Giorgio Resta, a Roberto Calvo. Francesco Galgano ha addirittura pubblicato un volume, nel 2009, il cui titolo, Il diritto e le altre arti. Una sfida alla divisione tra culture, già da solo lascia intendere che il diritto sarebbe annoverabile tra le forme d’arte. Specularmente, molti musicisti e compositori hanno avuto una formazione anche giuridica. Si pensi a Georg Friedrich Händel, a Robert Shumann, a Igor Stravinsky, per citare soltanto i più famosi.

Certamente, tanto la musica quanto il diritto rappresentano forme di cultura che ruotano intorno al fondamentale problema dell’ordine inteso sia nel senso della relazione strutturale tra le parti dell’insieme sia nel senso del rapporto tra lo specifico artefatto culturale e l’ambiente circostante. France- sco Carnelutti, in un suo saggio della metà degli anni Quaranta scriveva che studiare il diritto o l’arte significa aggredire da due lati diversi il medesimo problema. D’altronde, arte e diritto «servono per ordinare il mondo. Tendono un ponte dal passato al futuro».

Dunque, è indubbio che tra musica e diritto in senso lato v’è sempre stato uno stretto rapporto. Gli antropologi, ad esempio, ci ricordano la pratica di molte comunità aborigene (il riferimento è agli Inuit canadesi), che alla musica ricorrono quale strumento di risoluzione dei conflitti; ma si pensi anche alla minuziosa regolazione della musica in ambito liturgico (i neumi gregoriani non a caso hanno la stessa radice etimologica della norma), al ruolo che essa ha nella formazione dei moderni stati-nazione (si pensi alla strumentalizzazione della musica per fini di propaganda).

Proprio per questo il rapporto tra diritto e musica è stato studiato negli anni, per capire se effettivamente le due discipline possano “aiutarsi” a vicenda. Se ne sono occupati celebri filosofi, ma anche celebri giuristi, prima nordamericani, poi italiani che hanno tutti evidenziato come tra diritto e musica vi sia effettivamente una sottile linea rossa che unisce le due discipline e, per certi versi, le accomuna. È indubbio, per esempio, che tanto in diritto quanto in musica i soggetti coinvolti si pongono nella medesima relazione: c’è chi crea (il legislatore e il compositore), chi interpreta o esegue (il giudice e l’esecutore/interprete), chi è destinatario del prodotto (la società e l’ascoltatore).

 

Sommario:

1. I punti di contatto tra il diritto e la musica –

2.L’interpretazione del diritto e della musica –

3. Analogie ma senza esagerare. L’interpretazione come ricerca della verità e della libertà –

4. La tecnologia al servizio dell’interpretazione

 

 

 

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