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Addio a Piero Schlesinger: il ricordo di Carlo Granelli

Di Carlo Granelli, avvocato e professore ordinario di Diritto civile presso l’Università degli Studi di Pavia

Sabato 14 marzo ci ha lasciato Piero Schlesinger. Avrebbe compiuto 90 anni il prossimo 19 maggio.

Il Suo nome, per intere generazioni di studenti di giurisprudenza, è legato al “Manuale di diritto privato”, di cui, dopo la scomparsa di Andrea Torrente, dal 1968 e per oltre mezzo secolo, ha curato le successive diciotto edizioni, profondamente innovandone impostazione e contenuti nel non facile tentativo di mantenerlo al passo con i tempi e la sempre maggior complessità del sistema giuridico: tentativo peraltro pienamente riuscito, almeno se si guarda al crescente successo commerciale che tuttora arride al “Manuale” non solo fra gli studenti (che ne apprezzano il nitore dell’impianto complessivo e, soprattutto, la chiarezza espositiva), ma anche fra i laureati che si accingono ad affrontare concorsi ed esami per l’accesso alle professioni legali e persino fra gli operatori del diritto, che sovente proprio al “Manuale” si rivolgono per una prima, essenziale, ma chiara ed aggiornata sintesi del diritto vivente.

Peraltro, per chi – come chi scrive – ha avuto la fortuna di frequentare le Sue lezioni del corso di “Istituzioni di diritto privato”, Piero Schlesinger resta il docente che, con la Sua efficacia espositiva e la Sua passione “contagiosa”, più di altri ha finito con l’incidere sulla sua formazione. Consapevole di ciò, Schlesinger ha sempre preferito l’insegnamento di “Istituzioni” rispetto a quello (non si sa perché, generalmente ritenuto più prestigioso) di “Diritto civile”, proprio in quanto –  a Suo dire – gli consentiva di maggiormente lasciar traccia nei giovani che, del tutto digiuni di nozioni giuridiche, necessitavano innanzitutto di comprendere che il diritto non è un insieme di norme da apprendere più o meno mnemonicamente, ma un delicato strumento di composizione di concreti conflitti di interessi; che il diritto non è meccanica applicazione di regole poste dal legislatore, ma difficile opera di valorizzazione delle peculiarità del caso concreto, cui dette regole debbono trovare applicazione; che il diritto non è tranquillizzante certezza, ma problema, sovente di ardua (ed opinabile) soluzione.

La Sua carriera di docente era iniziata presso l’Università di Urbino, dove per un paio di anni (1956-1958) aveva tenuto, per incarico, il corso di “Istituzioni”. Vincitore – a nemmeno trent’anni! – del concorso a cattedra, veniva immediatamente chiamato (si dice per iniziativa personale del suo fondatore, padre Agostino Gemelli) dall’Università Cattolica di Milano, prima, presso la Facoltà di Economia, poi,  presso quella di Giurisprudenza. Dal 1969 si trasferiva, per oltre un decennio (1969-1981),  presso la Facoltà giuridica pavese; per poi tornare in Cattolica, dove terminava il Suo Magistero, insignito del titolo di “professore emerito”.

Di Scuola torinese, allievo di Mario Allara, ancor giovanissimo si era presentato alla comunità scientifica con due monografie – La petizione di eredità (Torino, Giappichelli, 1956) e Il pagamento al terzo (Milano, Giuffrè, 1961) – e molti lavori c.d. “minori” (ma solo per dimensioni!), che ancor oggi costituiscono sicuro punto di riferimento anche per la più recente dottrina (penso, in particolare, a Riflessioni sulla prestazione dovuta nel rapporto obbligatorio, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1959; La ratifica del pagamento effettuato al non creditore, in Riv. dir. civ., 1959; La ingiustizia del danno, in Jus, 1960; voce “Dichiarazione (teoria generale)”, in Enc. dir., XII, 1964; Complessità del procedimento di formazione del consenso ed unità del negozio contrattuale, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1964; ecc.).

Negli anni, i Suoi interessi culturali e scientifici erano andati progressivamente ampliandosi; al punto da divenire uno dei pochi civilisti considerati un interlocutore perfino dai cultori del diritto commerciale e del diritto concorsuale, nonché da quelli del diritto bancario. La più parte delle tematiche su cui, in questi ultimi lustri, si è appuntata non occasionalmente l’attenzione della civilistica italiana annovera interventi – talora sintetici, ma mai banali – di Piero Schlesinger: da quelli in materia di diritto di famiglia (fondamentali rimangono i Suoi studi in tema di comunione legale fra coniugi) a quelli in materia di tutela della persona, da quelli in materia di regolazione del mercato a quelli in materia di tutela del risparmio, ecc. Senza contare le Sue felici incursioni anche nelle aree del diritto processuale civile, del diritto del lavoro, della comparazione, della teoria generale, ecc.

Ma Piero Schlesinger – oltre che studioso rigoroso, raffinato, di indubbia genialità –  è stato anche un eccezionale promotore di cultura giuridica.

Intendo far riferimento non tanto alla Sua incredibile disponibilità ad accettare gli inviti a tenere lezioni, conversazioni, seminari, relazioni, che – per il fascino esercitato dalla Sua lucidità di pensiero e dalla Sua efficacia oratoria – gli venivano, frequentissimi, da università, scuole di dottorato, enti culturali, associazioni professionali, ecc.: inviti di non scarso impegno per chi, come Schlesinger, ogni volta “si preparava”, a prescindere dall’importanza dell’occasione.

Intendo piuttosto far riferimento alla Sua instancabile attività di animatore di nuove – ed innovative – iniziative editoriali.

A cominciare dal varo, nel 1978, della rivista “Le nuove leggi civili commentate” (giunta oggi al 43° anno di vita), che – prendendo tempestivamente atto del crescente fenomeno di produzione alluvionale e disorganica di norme in materia privatistica, nella più parte dei casi all’interno di provvedimenti legislativi del tutto settoriali, estranei al codice civile – mirava, venendo così a colmare una lacuna nel panorama della nostra editoria giuridica, ad offrire all’operatore giuridico (sia teorico che pratico) un primo qualificato supporto all’interpretazione ed applicazione di leggi di recente introduzione, che sovente si presentano, per un verso, di non agevole comprensione (spesso anche a causa di una formulazione testuale tecnicamente approssimativa) e, per altro verso, di ardua riconduzione al sistema.

Seguiva poi la nascita delle riviste “Corriere giuridico” (giunta ormai al 37° anno di vita) e, poco più tardi, “Famiglia e diritto” (giunta ormai al 27° anno di vita), che – per il taglio agile e la cadenza mensile – miravano a dar risposta ad una domanda di informazione tempestiva, ma al contempo critica e qualificata, evidentemente latente nel mercato, che infatti ne decretava l’immediato successo commerciale.

Non meramente formale – come era nel carattere della Persona – la Sua presenza nella direzione della prestigiosa “Rivista di diritto civile”, cui Piero Schlesinger, specie negli ultimi anni, ha destinato gran parte dei propri interventi più significativi (si pensi, ad es., a La persona (rilevanza della nozione e opportunità di rivederne le principali caratteristiche), ivi, 2008, I, 379; Il concepito e l’inizio della persona, ivi, 2008, I, 247; Attuazione delle garanzie costituzionali, ivi, 2007, I, 291; Mercati, diritto privato, valori, ivi, 2004, II, 325; Interpretazione della legge civile e prassi delle corti, ivi, 2002, 531; L’interpretazione della legge per i casi «dubbi» od «omessi», ivi, 2001, II, 489).

Sempre a Piero Schlesinger va, infine, il merito di aver dato vita alla ben nota collana “Il Codice Civile. Commentario”, di cui nel 2001 ha ceduto la direzione a Francesco Donato Busnelli, per andare a dirigere, dopo la morte di Luigi Mengoni, il prestigioso “Trattato di diritto civile e commerciale Cicu-Messineo”: nell’una come nell’altra veste, direttore attento, tempestivo e scrupoloso, selettivo nella scelta degli studiosi cui affidare l’elaborazione dei singoli volumi, rigoroso nel vaglio del loro contenuto, di cui non di rado – in un dialogo approfondito e fruttuoso con gli Autori – non esitava a suggerire modifiche ed integrazioni.

Testimonianza della stima di cui Piero Schlesinger godeva presso la comunità scientifica è la pubblicazione, nel 2004, dei cinque poderosi volumi degli “Studi in onere di Piero Schlesinger”, con cui amici e colleghi hanno inteso rendergli omaggio al termine del Suo Magistero accademico.

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