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Giornata mondiale della proprietà intellettuale, Tozzi: “Per una rinnovata cultura del diritto d’autore”
Si è celebrata da poco la Giornata mondiale della proprietà intellettuale. Lanciata per la prima volta nel 2000 dagli Stati membri della World Intellectual Property Organization (WIPO), la Giornata mondiale per la proprietà intellettuale intende sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo della proprietà intellettuale nella vita di tutti i giorni, celebrando il lavoro e l’impegno degli innovatori a favore dello sviluppo, della creatività e dell’innovazione in giro per il mondo.
In particolare, l’affermazione globale del protocollo di trasmissione internet e la rapida diffusione delle reti di comunicazione elettroniche, che hanno innovato il sistema di produzione e fruizione della cultura, rappresentano la base del c.d. “dilemma digitale” del diritto di autore ovvero la necessità di ricercare un giusto equilibrio tra diffusione dei contenuti e tutela della proprietà intellettuale nell’era dell’on line e del web.
E’ infatti sempre più complesso l’equilibrio tra la tutela del diritto di autore e la tutela del diritto alla conoscenza, il bilanciamento cioè tra i diritti specifici dell’autore e quelli generali della collettività che è portata a considerare la cultura come bene di fruizione più che di appartenenza.
Lo sviluppo del mercato on line è un fattore di crescita economica, l’evoluzione tecnologica è inarrestabile e bisogna che la disciplina sulle opere dell’ingegno di carattere creativo si adegui con tempestività e ciò lo si può realizzare solo con una normativa flessibile che eviti un altrimenti certa obsolescenza di fronte all’evoluzione tecnologica in continuo divenire.
In occasione di questa importante giornata, abbiamo chiesto all’avv. Ferdinando Tozzi, giurista esperto di diritto di autore membro di varie commissioni ministeriali e legale di artisti e società del settore, nonché docente sulle tematiche dei diritti di autore, di tracciare un quadro dei temi sul tappeto e delle prospettive future.
Avv. Tozzi, è trascorsa da pochi giorni la Giornata mondiale della proprietà intellettuale che ha l’obiettivo di incoraggiare l’attività creativa ma anche la protezione della proprietà intellettuale nel mondo. Quali sono i maggiori problemi oggi?
Non voglio essere eccessivo, però ritengo che ci si trovi in un momento delicato in cui il diritto di autore (e non parlo di “copyright”, che ha natura e matrice ben diversa) sia sotto attacco in particolare da una mancanza di senso civico e di una cultura rispettosa dei diritti degli autori.
Ancora oggi percepisco una certa avversione al diritto di autore, vissuto come un “ingiusto balzello” mentre esso è l’unico strumento che chi lavora nel campo della creatività ha per vedere equamente remunerata la propria attività.
Un mondo senza diritto di autore sarebbe un mondo in cui solo pochi privilegiati potrebbero creare e dunque si inaridirebbe velocemente, a discapito della crescita ed elevazione culturale dei popoli. Sappiamo invece quanto sia importante, soprattutto nella formazione dei giovani, l’arte in ogni sua declinazione!
L’indice internazionale per i Diritti di proprietà (Ipri) ci dice che più la proprietà è tutelata, più si fa innovazione. Nuova Zelanda, Finlandia, Svezia, Svizzera e Norvegia (Ipri 2017) sono le nazioni che meglio tutelano i diritti di proprietà e che hanno i numeri più alti in termini di innovazione. L’Italia è solo 49esima. Siamo tra i Paesi che più brevettano (dietro Germania, Francia e Regno Unito) ma fatichiamo a stare al passo. Cosa fare?
Appunto. Ritengo che, senza distinzioni, bisognerebbe rendere edotta la classe politica tutta di cosa è il diritto di autore e delle sue essenziali funzioni per il Paese. In tal modo, superando posizioni di bandiera spesso tecnicamente deboli, si potrà avere una unità di intenti ed affrontare in Europa ed in Italia le varie problematiche.
Non ritengo sia necessario un inasprimento delle sanzioni di cui alla vigente normativa della L. 633/41 (che invece per altri versi andrebbe riformata e riordinata), ma una sua più equa applicazione.
Penso al problema del value gap, a mio avviso già giuridicamente risolvibile con una più attenta applicazione del Dlgs 70/2003 e dunque una corretta responsabilizzazione degli intermediari online di opere protette, senza più la incomprensibile immunità data dal c.d. “safe-harbour”. Penso ad una rinnovata applicazione del sistema delle eccezioni e limitazioni, vera e propria valvola di sfogo del diritto di autore e garanzia di accesso alla cultura per tutti.
Penso ad una tutela da garantire a “prodotti culturali” quali il format tv (e proprio con DIMT abbiamo lanciato nel 2016 l’idea di un codice di autoregolamentazione con linee guida condivise, progetto che a questo punto urge riprendere), le opere dell’arte figurativa, le opere digitali e in genere al sistema dell’ industria culturale che richiede una normativa che non ne ostacoli ma ne agevoli lo sviluppo.
Musica e diritto d’autore. Il settore musicale, di cui si è spesso occupato, è emblematico delle sfide e dei cambiamenti in atto.
Sì, la musica è probabilmente il settore che per primo ha subito le sfide tecnologiche e si è dovuto riorganizzare per sopravvivere. “Morti e feriti” sono purtroppo rimasti sul campo però penso che un nuovo equilibrio sia stato raggiunto. Certo, non torneranno più i fasti degli anni ’80 e ’90 (di cui conosco solo i racconti di chi c’era poiché personalmente frequentavo la scuola…) però il consumo di musica (in particolare con lo streaming) è in costante crescita ed anzi la musica è divenuto uno dei contenuti per eccellenza.
Proprio per questo, appare ancor più grave l’asimmetrico “trasferimento di valori” (ovvero il citato value gap) tra titolari dei diritti e prestatori di servizi della società dell’informazione (ISP).
Devo però dire che alla fine, per la musica (così come un po’ in tutti i vari settori dell’industria culturale), le nuove tecnologie hanno portato alla nascita di nuove forme espressive, arricchito le attuali ed hanno altresì portato ad una democratizzazione dell’accesso alla creatività. Teoricamente tutti possono, con pochi mezzi, realizzare una fissazione fonografica o audiovisiva.
Ed infatti l’industria è cambiata anche per questo; ormai non è più sufficiente, rimanendo nel settore musica, avere il “disco” (peraltro la tendenza è immettere nel mercato vari singoli a cadenza temporale regolare) ma serve che ogni artista abbia intorno a se una squadra di competenze (dal produttore artistico al consulente manageriale, al social media manager, all’avvocato, etc.) che collabori con i vari partner; solo così potrà emergere e distinguersi.
Insomma, per il diritto di autore c’è tanto da fare però la strada a mio avviso è abbastanza chiara, bisogna volerla e saperla percorrere per preservare la crescita economica e culturale della nostra società.