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Università Europea di Roma – Jean Monnet Chair EU Innovation Policy: “Bilancio di sostenibilità tra fairness e mercato”

Università Europea di Roma – Jean Monnet Chair EU Innovation Policy 

Bilancio di sostenibilità tra fairness e mercato

di

Marco Cassese 

Lo scorso 17 aprile 2019 si è tenuto presso l’Università Europea di Roma un incontro dedicato al tema “Bilancio di sostenibilità tra fairness e mercato”.

L’incontro si inserisce nel più ampio contesto di un ciclo di seminari organizzati dalla Prof.ssa Valeria Falce, ordinario di diritto dell’economia nonché Jean Monnet Professor of EU Innovation Policy presso l’Università Europea di Roma, e relativi a temi strettamente connessi alla politica dell’innovazione e della sostenibilità.

La Prof.ssa Valeria Falce, in proprio e per conto dell’Università Europea di Roma, apre il seminario porgendo i saluti e ringraziamenti per la partecipazione ai due ospiti: l’On. Avv. Maria Elena Boschi, componente della V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione, nonché delegato Parlamentare presso l’Assemblea  del Consiglio d’Europa, e il Prof. Marco Fazzini, Ordinario di Economia Aziendale presso la medesima università. 

In seguito alle presentazioni, la Prof.ssa Falce introduce i lavori evidenziando il pregio della vigente normativa relativa agli obblighi informativi di carattere non finanziario, che rappresenta ad oggi uno strumento effettivo e vincolante per le imprese, ponendosi come punto di arrivo dopo decenni in cui erano stati sviluppati strumenti gradualmente più effettivi, ma mai obbligatori e vincolanti.

Prende quindi la parola l’On. Boschi che ringrazia per l’opportunità di poter affrontare il tema relativo ai nuovi obblighi informativi di carattere non finanziario, che reputa di grande attualità dal momento che questi sono entrati in vigore in Italia solamente dal 1 gennaio 2017.

Concordando con quanto introdotto dalla Prof.ssa Falce, l’On. Boschi osserva che, nel dibattito internazionale attorno all’impresa, la sostenibilità ambientale e sociale non rappresenta un tema del tutto nuovo, e che fin dagli anni ’90 si era iniziato a discutere di sostenibilità assieme ai temi economici tradizionali, focalizzati sulla massimizzazione del profitto. 

Tra le iniziative più rilevanti sul tema, si ricordano quelle contenute nel libro bianco del 1993 e nel libro verde del 2001, che si collocano, assieme ai numerosi dibattiti sul tema avvenuti in quel periodo, in una fase definita dall’On. Boschi di “moral suasion”. Una fase storica, quindi, che ha guardato certamente con favore alla sostenibilità, ma che era connotata solamente da raccomandazioni non vincolanti, alle quali aderivano “conformandovisi in modo volontario” solamente le imprese virtuose. 

Basi importanti per un cambiamento di rotta dell’approccio legislativo relativo ai temi relativi alla sostenibilità ambientale e sociale dell’impresa si deve, oltre che al forte attivismo dell’ONU, alla volontà, tanto degli operatori che dei regolatori, di contrastare il profondo clima di sfiducia creatosi nei confronti delle imprese in seguito alla crisi economico-finanziaria del 2008 – 2011. 

Il periodo anzidetto è culminato in una consultazione pubblica europea relativa al tema della sostenibilità e si è concluso con l’emanazione della Direttiva 2014/95/UE “relativa alla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune imprese e di taluni gruppi di grandi dimensioni”.

L’adozione di tale Direttiva ha, invero, aperto definitivamente le porte ad una seconda fase che ha abbandonato l’approccio basato meramente sulla “moral suasion” ed ha adottato, invece, un approccio più rigido, prevedendo norme a carattere vincolante che ciascuno Stato membro ha successivamente recepito utilizzando i margini di discrezionalità concessi. 

In particolare, in Italia, a seguito di una consultazione pubblica nazionale, la Direttiva è stata recepita attraverso la pubblicazione del D.Lgs. n. 254 del 30 dicembre 2016 “Attuazione della direttiva 2014/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014, recante modifica alla direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune imprese e di taluni gruppi di grandi dimensioni”, ed entrato in vigore a partire dal 2017. 

Guardando al decreto, l’On. Boschi osserva che si è scelto di estendere gli obblighi di natura non finanziaria solo alle società più grandi (in particolare, quelle società che superano i 500 dipendenti e determinati limiti dimensionali, connessi ai ricavi oppure allo stato patrimoniale), proprio per evitare di gravare sulle società di dimensioni più contenute, in cui, tra l’altro, la sostenibilità è più facilmente attuata sia in ambito sociale che ambientale. 

Al fine di risultare compliant con le norme di legge, si evidenzia che è previsto che le società anzidette dovranno fornire una serie di informazioni, meglio identificate all’art. 3 del predetto decreto, nella misura necessaria ad assicurare la comprensione della propria attività, dell’andamento, dei risultati e dell’impatto dalla stessa prodotta, coprendo i temi ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani e alla lotta contro la corruzione attiva e passiva. 

Nonostante sia prevista la possibilità di inserire tali informazioni all’interno della relazione sulla gestione, l’On. Boschi evidenzia come, ad oggi, la maggior parte delle imprese abbiano optato per la seconda modalità concessa dalla normativa, ovverosia quella che permette di redigere una relazione autonoma, interamente ed esclusivamente dedicata all’esposizione delle informazioni a carattere non finanziario. 

Secondo la relatrice, uno dei pregi del decreto in commento è quello di lasciare ampia discrezionalità ed autonomia alle imprese circa le modalità con cui esporre tali informazioni: nel redigere il bilancio di sostenibilità, esse potranno infatti sia fare riferimento a parametri standard quanto dichiarare l’utilizzo di parametri personalizzati, ovviamente illustrandoli e giustificando i motivi di detta scelta.

Il sistema sanzionatorio previsto dalla disciplina è inoltre di notevole interesse, rappresentando il vero punto di rottura con il periodo antecedente, in cui non essendo presente una regolamentazione vincolante mancava anche la possibilità per le Autorità di irrogare sanzioni. Ora, invece, l’inosservanza degli obblighi informativi a carattere non finanziario è sanzionata da parte della Consob e, inoltre, si ricorda che è previsto un regime di responsabilità in capo agli amministratori inadempienti.

Sintetizzato il sistema vigente ed offerto un breve quadro storico, l’On. Boschi osserva che il rispetto di tali obblighi e l’attenzione riposta dalle imprese sui temi relativi alla sostenibilità sociale e ambientale non si risolvono in vantaggi esclusivamente reputazionali nei confronti degli stakeholders per le imprese, potendo le stesse risultare anche:

  • maggiormente attrattive di capitale di rischio (ad es., i fondi di investimento, per la maggior parte, nel valutare i propri investimenti, tengono ormai conto anche degli elementi di sostenibilità di un’impresa); e
  • facilitate a conseguire capitale di debito meno oneroso, dal momento che le Banche considerano un investimento meno rischioso nelle imprese maggiormente attente al tema della sostenibilità ambientale e sociale.

In conclusione della propria relazione e sulla base di quanto esposto, l’On. Boschi sostiene quindi che “puntare sul bilancio sostenibile conviene, non solo in termini etici ma anche economici” e che il sistema vigente rappresenta certamente un passo in avanti molto importante per il futuro.

A chiusura della relazione dell’On. Boschi, la Prof.ssa Falce prende la parola ringraziandola per la relazione e osservando come il tema della sostenibilità ambientale e sociale rappresenti uno di quei temi che fanno da “collante tra l’organizzazione dell’attività di impresa e la funzione della stessa”, da sempre invece analizzati separatamente.

Prima di introdurre la discussione del Prof. Marco Fazzini, la Prof.ssa Valeria Falce ha inoltre condiviso con l’On. Boschi che il passaggio dallo strumento della “moral suasion” alla quello della previsione di norme vincolanti abbia rappresentato un valido correttivo delle disfunzioni fino ad oggi riscontrate in materia.

Il Prof. Marco Fazzini prende quindi la parola condividendo quanto precedentemente esposto dall’On. Boschi e sottolineando che il bilancio di sostenibilità genera sicuramente valore nel medio – lungo periodo.

Infatti, oltre ai vantaggi già descritti dall’On. Boschi, si osserva che la redazione di report informativi relativamente alle tematiche di sostenibilità ambientale e sociale consentono agli stakeholders (ad es., sia consumatori che fornitori ovvero dipendenti della medesima società) di conoscere meglio l’impresa, generando un meccanismo virtuoso di produzione di valore aggiunto tanto all’esterno della stessa quanto internamente.

Affermando ciò, si muove anche una parziale critica all’idea di costruire delle informative di carattere non finanziario basate su standard. Invero, il Prof. Fazzini osserva che le imprese, per dare una nitida informazione del proprio lavoro e della propria attività, e dell’impatto ambientale e sociale che ne deriva, dovranno necessariamente personalizzare la stesura della propria informativa, come se fosse un “abito su misura”.

Una critica parziale è inoltre mossa dal Prof. Fazzini in merito al fatto che nelle grandi società i responsabili dell’adempimento degli obblighi informativi non di carattere finanziario sono i Chief Financial Officers (CFOs) e non soggetti appositamente dedicati. Si sostiene che tale aspetto potrebbe comportare il rischio concreto di rendere l’informativa di carattere non finanziario meramente “ancillare” al bilancio sociale, svalutandone, senza ragione, l’importanza.

Contrariamente, si ritiene che si debba dare grande rilevanza al bilancio di sostenibilità, soprattutto perché esso può concretamente contribuire ad innestare nella organizzazione e funzione dell’impresa i temi relativi all’etica e all’ambiente.

A conclusione dei lavori, prende la parola la Prof.ssa Falce che ringrazia i partecipanti e coglie l’opportunità di sottolineare nuovamente l’importanza della tematica oggetto di dibattito e, in particolar modo, dello strumento del bilancio di sostenibilità. Questi elementi, infatti, fanno da collante tra i concetti, apparentemente slegati,  di mercato e di fairness, permettendo oggi di poter parlare finalmente di “economia di mercato sociale”.

 

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