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“Diritti e benessere del consumatore nell’ecosistema digitale”: report, video, audio e materiali del convegno presso l’Agcm

Convegno 14 Maggio 2015 1

L’evento, promosso dalla stessa Autorità e dall’Accademia Italiana del Codice di Internet, ha avuto luogo il 14 maggio. Hanno partecipato ai lavori il Presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, l’on. Stefano Quintarelli e diversi accademici impegnati nell’analisi dello scenario aperto dai mercati digitali “Abbiamo identificato i fenomeni ambientali, nuovi e complessi, del sistema Internet, esaminato le regole esistenti e i loro enforcement, ma soprattutto abbiamo tentato di formulare delle proposte di regolamentazione futura e di evoluzione dell’enforcement stesso”. È così che la Dott.ssa Gabriella Muscolo [audio], componente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha chiuso i lavori di “Diritti e benessere del consumatore nell’ecosistema digitale”, evento che ha avuto luogo presso l’Auditorium dell’Agcm nel pomeriggio di giovedì 14 maggio. A promuovere l’appuntamento la stessa Authority unitamente all’Accademia Italiana del Codice di Internet in occasione della pubblicazione del volumeI nuovi diritti dei consumatori. Commentario al D.Lgs. n. 21/2014 ”, curato dal Prof. Alberto Gambino e dall’Avv. Gilberto Nava, nonché dell’avvio della III edizione del Master in diritto della concorrenza e dell’innovazione organizzato dall’Università LUISS Guido Carli e dall’Università Europea di Roma.

I video degli interventi

Il Prof. Giovanni Pitruzzella [audio], Presidente dell’Agcm, ha aperto i lavori sottolineando che “nell’ultimo periodo l’Antitrust tende ad instaurare un rapporto sempre più frequente con l’accademia, con gli studiosi e con gli operatori proprio perché parliamo di un diritto di frontiera che richiede una evoluzione costante in rapporto con le grandi trasformazioni della tecnologia e dell’economia che caratterizzano questa era. La tutela del consumatore in ambiente digitale presenta delle peculiarità non solo normative, ma lancia una sfida alle Autorità antitrust, che l’Agcm ha raccolto in pieno aprendo e concludendo casi di un certo rilievo anche a livello europeo sia sul terreno della tutela del consumatore sia su quello della tutela della concorrenza. Sul primo piano ci siamo mossi come apripista, anche perché l’Autorità italiana gode di strumenti di enforcement probabilmente più raffinati rispetto a quelli di cui dispongono altri, ma sempre in una collaborazione che prevede scambi di informazioni in merito a un tema sul quale la Commissione europea credo voglia investire. Sul secondo secondo versante, abbiamo agito a stretto contatto con le altre Autorità, in particolare con quella francese e quella svedese, per raggiungere decisioni comuni”. Il Prof. Gustavo Olivieri [audio], Direttore del Master, ha successivamente sottolineato il collegamento “fra le questioni affrontate nel volume e l’agenda che è stata recentemente pubblicata sotto forma di comunicazione dalla Commissione Europea sul mercato unico digitale, che apre un vero e proprio cantiere che occuperà gli ordinamenti nazionali per i prossimi anni sotto vari profili fra cui certamente quello della tutela del consumatore. Tra gli argomenti segnalati nell’agenda della Commissione c’è infatti, al paragrafo 3.4, rafforzare la fiducia nei servizi digitali e la sicurezza degli stessi, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei dati personali. Da questo punto di vista mi sembra che una delle chiavi di lettura sia delle novità recenti sia in prospettiva possa essere proprio quella di rafforzare la tutela e la confidenza dei consumatori con l’accesso ai servizi in rete. In questo senso credo che i dati recentemente pubblicati dall’Osservatorio sulle comunicazioni per l’Italia siano eloquenti e segnalino un preoccupante ritardo del nostro Paese. Basti citare che gli italiani che usano Internet per fare degli acquisti sono meno della metà della media europea”. “Non credo – ha chiosato il Prof. Olivieri – basti soltanto rafforzare l’armamentario giuridico e la tutela per migliorare il quadro, ma è certamente uno degli elementi sui quali occorre lavorare per avvicinare i consumatori italiani all’uso della rete come strumento di acquisto e utilizzo di beni e di servizi. Diversi punti meritano di essere individuati: un primo tema è quello delle interferenze tra questa disciplina e altri settori che ne sono toccati e coinvolti, e penso al settore dei servizi di pagamento; un secondo settore che necessita di un coordinamento è quello del diritto d’autore sulla rete. Terzo punto, più in generale, sappiamo che in questi mesi si sta studiando l’attuazione della direttiva sui sitemi alternativi di risoluzione delle controversie; ci sono settori dove si è già fatto qualcosa di egregio, ma certamente c’è tutto il mondo dei servizi e dei prodotti commerciali che a mio avviso va pensato e coordinato per dare maggiore efficacia ed effettività alla tutela dei consumatori con servizi di risoluzione delle controversie che allo stato non possono dirsi, nel nostro Paese, sufficientemente sviluppati e che credo l’attuazione della direttiva contribuirà a rendere più efficienti”. La sessione su Internet come facilitatore nella creazione e condivisione di beni e servizi è stata aperta dal Prof. Paul Nihoul [audio] (University of Louvain e Presidente di Ascola), il quale ha tracciato una evoluzione storica dei mezzi di comunicazione e delle peculiarità introdotte nelle varie fasi, concludendo sulla tensione e sulla convivenza tra una competizione “distruttiva” e una competizione “costruttiva”. Convegno 14 maggio 2015 1 Dopo di lui l’On. Stefano Quintarelli [audio], deputato di Scelta Civica e Presidente del Comitato di Indirizzo dell’Agenzia per l’Italia digitale, ha esordito affermando che “il tema è squisitamente politico. Purtroppo in parlamento, in Italia, su mille parlamentari siamo solo tre informatici; l’effetto netto è che quando si discute di certe cose spesso non se ne capisce la rilevanza”.  Quintarelli ha esaminato uno scenario nel quale “quelli che una volta erano abilitatori oggi sono nuovi intermediari”, descrivendo Internet come “la dimensione immateriale dell’esistenza” e sostenendo che “mettere insieme la parola neutralità con motore di ricerca è un ossimoro. Il motore di ricerca deve fare delle scelte, e la trasparenza dell’algoritmo è una cosa impossibile. Anche se un problema esiste e dobbiamo farci la punta al cervello per trovare la soluzione”. Convegno 14 maggio 2015 4Il Prof. Alberto Gambino [audio], Presidente dell’Accademia, ha ripercorso il lavoro che ha portato al commentario, prima di spiegare: “L’Accademia è una sorta di spin off del Prin La regolamentazione giuridica delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) quale strumento di potenziamento delle società inclusive, innovative e sicure, ed è dunque una prosecuzione del percorso di studio di questi temi e contenuti, ai quali si punta a dare una caratterizzazione più pratica e pragmatica anche in una cornice di dialogo con le istituzioni e le autorità”. La discussione che ne è seguita è stata presieduta e moderata dalla dott.ssa Muscolo: “I primi a dover migliorare la conoscenza dell’alto tasso tecnologico alla base dei nuovi mercati siamo proprio noi enforcer. Un assunto fondamentale è che tra mercato e diritti non vi è antinomia, ma questo mercato digitale è speciale e al suo interno si aprono questioni rilevanti”. Convegno 14 maggio 2015 2 Il Prof. Marco Gambaro [audio] dell’Università degli Studi di Milano è intervenuto con una relazione dal titolo Dinamiche competitive in rete: “Agli albori della rete molti economisti sostenevano che con Internet, essendo più facile confrontare i prezzi, il mercato sarebbe andato meglio e la concorrenza avrebbe funzionato di più. Allo stesso tempo alcuni filoni di pensiero sostenevano che alcune nicchie non sfruttate a causa dei costi di transazione sarebbero state occupate. Ma la dispersione dei prezzi resta evidente anche nei mercati elettronici e la lunga coda non è così incisiva come si sperava”. “Non è un fenomeno nuovo, ma la dimensione verticale della concorrenza è aumentata nei mercati digitali. Non è più utilizzabile un approccio statico all’attività di promozione della concorrenza, la definizione statica dei mercati funziona solo parzialmente. E il tema delle autorità antitrust diventa quello di assicurare che questo gioco dell’innovazione, dove i monopoli vengono scardinati da altra innovazione, possa evolvere nel modo corretto”. “Su un altro fronte – ha proseguito il Prof. Gambaro – con i mercati digitali i consumatori si trovano in posizione più sfavorevole rispetto al negozio tradizionale; se infatti chi acquistava aveva la possibilità di tenere i soldi in una mano e il prodotto nell’altra, pagando a valle, ora deve pagare prima e sperare gli arrivi il prodotto, mentre gli intermediari sono distanti, le comunicazioni con essi spesso difficoltose e le piattaforme declinano responsabilità di terze parti. Credo bisognerà ragionare su come compensare alcune asimmetrie”. Search neutrality e consumer welfare è stato l’argomento sul quale si è focalizzata la Prof.ssa Valeria Falce [audio] dell’Università Europea di Roma: “Due sono le principali novità intervenute nell’ultimo mese: da un lato le contestazioni notificate il 15 aprile scorso a Google, in cui la Commissione lamenta la preferenza che il motore di ricerca accorderebbe sistematicamente ai risultati legati o comunque riconducibili a soggetti con i quali Google intrattiene relazioni commerciali, a prescindere cioè da una effettiva rilevanza dei servizi Google rispetto alla query inserita dall’utente nella barra di ricerca; da un altro lato, la Comunicazione del 6 maggio sulla strategia da seguire per realizzare il Mercato unico digitale, in cui la Commissione, nel soffermarsi sul Secondo Pilastro (creare le giuste condizioni per lo sviluppo delle reti digitali e dei servizi), riconosce i cambiamenti epocali intervenuti, lo stravolgimento dei tradizionali modelli di business, il ruolo propulsivo della concorrenza e dell’innovazione”. “Nell’ambito del procedimento antitrust, alla Commissione spetterà chiarire quale sia il ruolo dell’innovazione nell’economia digitale, declinare le dinamiche competitive sui mercati interessati, e di qui valutare se la condotta di Google sia riconducibile ad una, aggressiva ma pur sempre legittima, iniziativa innovativa ovvero ad una strategia che interferisce significativamente sulla concorrenza e l’innovazione. Quanto alla Strategia sul mercato digitale, la Commissione sarà chiamata ad approfondire i limiti strutturali e comportamentali connessi all’attuale architettura, per poi proporre soluzioni di metodo e di merito”. “La sfida che si annuncia è innanzitutto di policy. Si dovranno scoprire le carte su delicati temi; ad esempio, la neutralità dei motori è un obiettivo da perseguire nella prospettiva dell’innovazione, della concorrenza e del benessere dei consumatori? E semmai le evidenze confermassero la selettività nelle scelte operate da Google, l’esercizio di questa scelta avrebbe in sé una carica anticoncorrenziale o esprimerebbe l’innovatività di un servizio? Più tecnicamente, quella condotta qualificherebbe in sé un abuso o andrebbe accertato un effetto distorsivo?”. “Nell’ambito del più ampio mosaico disegnato dalla Digital Single Market Strategy for Europe, la Commissione ha preannunciato entro il 2015 un approfondimento sul ruolo delle piattaforme, sul peso della shared economy e sul contributo degli intermediari on line sotto quattro diverse ed intrecciate prospettive: la trasparenza nei risultati di ricerca, l’uso delle informazioni acquisite; le opportunità e gli ostacoli, per consumatori e imprese, nel passaggio da una piattaforma ad un’altra e le misure da introdurre per contrastare la condivisione di contenuti illegali su Internet”. “Alla fine – ha concluso – bisognerà decidere come garantire un armonico sviluppo dell’ecosistema digitale. La scelta potrà consistere nel promuovere iniziative bottom up, ed è quanto si sta realizzando in materia di standard, brevetti e cloud, lasciare il mercato libero di esprimersi, salvo poi intervenire in caso di condotte anticoncorrenziali, ed è quanto sta accadendo con il caso Google Ue, o, infine, sancire la sfiducia nei confronti dei meccanismi auto-regolatori del mercato, e avviare come extrema ratio un processo regolatorio”. Il Prof. Massimiliano Granieri [audio] (Università degli Studi di Brescia) ha concentrato la sua attenzione su Economia della conoscenza ed evoluzione dei mercati, approfondendo le criticità emerse in relazione al servizio Google News e al non sempre facile rapporto con gli editori in Europa: “Innanzitutto, ci troviamo a chiederci se sia estendibile la tutela proprietaria ad oggetti nuovi come gli snippets; in secondo luogo, è interessante notare che ci troviamo di fronte ad un inedito caso di rapporto tra proprietà intellettuale e concorrenza. Di solito il titolare del diritto abusava della sua proprietà per escludere un competitor, qui sarebbe invece il titolare a subire l’abuso da un soggetto che non si sa neanche bene se si possa considerare un concorrente. Entrano infine in ballo diritti fondamentali come quello all’informazione”. “Bisogna dunque domandarsi innanzitutto se si possa argomentare un presidio proprietario, con tre prospettive; si, no e forse. La prima alletta gli editori, la seconda Google, la terza è una strada che porterebbe sostanzialmente a riconoscere un’eccezione a questo tipo di aggregazione delle notizie. Di sicuro c’è che questo caso in giro per l’Europa al momento ha prodotto dei danni, tanto da portare Google ad interrompere il suo servizio in Spagna, e bisogna dunque chiedersi se i consumatori stiano meglio o peggio. Quando il caso è approdato di fronte all’Agcm, essa ha rimandato il caso al legislatore con l’argomento che non può creare un presidio proprietario”. “È chiaro – ha chiuso il Prof. Granieri – che c’è un profilo di contrasto tra tecnologia e diritto d’autore, un contrasto che genera equilibri puntuali che si creano apparentemente con gli interventi del legislatore ma che in realtà vengono creati da movimenti di mercato”, indicando come strada maestra per il regolatore quella di assecondare i movimenti stessi e non tentare di interferire con le naturali dinamiche di mercato. Nuove forme contrattuali e obblighi normativi è stato il focus del Prof. Vincenzo Meli [audio] (Università degli Studi di Palermo): “Da un lato abbiamo uno scenario modernissimo, dall’altro questo scenario esaspera problemi vecchi. Di fronte a questo mercato immateriale e globale abbiamo problemi materiali, locali e personali. In Europa siamo passati da norme tutto sommato abbastanza semplici, a norme sempre più complicate. La sfida dell’Authority è dunque su quali categorie e strumenti usare per interpretare queste nuove norme”. Il Dott. Giovanni Calabrò [audio], Direttore generale per la tutela del Consumatore in Agcm, ha ripercorso alcuni dei recenti interventi dell’Authority chiosando che “oggi il consumatore ha bisogno di una tutela immediata. Certo l’Agcm non può dare tutela al singolo consumatore, ma è anche vero che spesso da singole segnalazioni emergono dei veri e propri iceberg”.

E allargando la visuale sull’Europa: “Abbiamo oltre 300 milioni di europei che fanno transazioni e solo il 15% di essi riesce a superare le frontiere, dato che ci fa capire molto sulle barriere e difficoltà ancora esistenti tra gli Stati. Da una parte dunque c’è il progetto ambizioso della Commissione, dall’altro occorre rafforzare la fiducia rafforzando le tutele. Va detto infine che la Commissione con la Direttiva consumer rights ha riavvicinato sistemi che avevano in alcuni casi discipline molto diverse e ha lanciato una importante campagna di educational. Perché l’idea di fondo è che il consumatore deve essere informato, non bastano direttive ed enforcement“. L’ultimo intervento è stato quello del Prof. Gustavo Ghidini [audio 1 / audio 2] (Università LUISS Guido Carli), Condirettore del Master, incentrato su un particolare tipo di consumo, quello di prodotti finanziari: “Penso ad un risparmiatore che ha una modesta preparazione e sulle cui scelte di investimento la pubblicità può costituire una rilevante e concorrente fonte di influenza”; esaminando alcune delle tutele riconosciute al consumatore nell’ambito dell’acquisto di “beni mobili di consumo ordinari” il Prof. Ghidini ha affermato che “non si vede il motivo per negare una tutela corrispondente ai clienti al dettaglio di emittenti intermediari e distributori di prodotti finanziari perché in questa attività si espone il pubblico a rischi ben più elevati rispetto a quelli di un elettrodomestico inefficiente”. “Sarei felice – ha auspicato la Dott.ssa Muscolo in chiusura – di dedicare nella Rivista Italiana di Antitrust una sezione ai risultati di questo convegno, sezione che proporrei di intitolare Don’t look back”.

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18 maggio 2015

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