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La integracion americana expresion de un nuevo derecho global

di Juan Pablo Pampillo Balino Recensione a cura di Anna Chiara Calabrese Il libro del prof. Juan Pablo Pampillo Baliño risulta di grande interesse per l’innovativo scenario socio-economico che si propone di realizzare o, quantomeno, auspica che possa concretarsi in un prossimo futuro. In una prospettiva interdisciplinare e comparatistica, l’autore cerca di comprendere come possa avvenire l’integrazione americana, che dovrebbe risultare “totale”, ossia onnicomprensiva degli aspetti sociali, culturali e religiosi dei popoli coinvolti. Nonostante si siano compiuti diversi passi in avanti nell’attuazione di suddetta integrazione, permangono ancora difficoltà di grande importanza, quali la povertà diffusa, il commercio di stupefacenti etc. L’integrazione e la comunicazione con i paesi occidentali potrebbe ricoprire un ruolo fondamentale in tale processo: attraverso l’interscambio tra paesi dell’Unione Europea e i paesi americani si potrebbe porre fine alla cosiddetta crisi “europea”, per dare vita ad una nuova era della Modernità. Il dialogo tra i paesi europei ed americani dovrebbe coprire tutti gli aspetti e gli scenari possibili e potrebbe portare ad arricchimento reciproco dei popoli e delle culture coinvolte, ma anche alla risoluzione delle problematiche dei paesi latino americani appena menzionate. Finora si sono avuti diversi progetti di integrazione, eterogenei dal punto di vista geografico, economico e culturale a livello Panamericano, Nord Americano, Sud Americano, Latino Americano, Centro Americano e Caraibico. Tuttavia i progetti auspicati non sono stati realizzati nel modo in cui erano stati proposti e sono sorti molteplici conflitti tra gli intermediari di questo processo con conseguente spreco di risorse e di sforzi comuni. D’altro canto i problemi della povertà, disuguaglianza, traffico di droga, corruzione e alcuni governi con rilevanti deficit democratici, oltreché il mancato rispetto dei diritti umani e i problemi relativi alla liberalizzazione dell’economia (che hanno coinvolto in modo particolare l’America latina e i Caraibi), hanno creato non poche difficoltà alla realizzazione dei progetti iniziali. Come l’autore sottolinea nel suo libro, si sono avute numerose iniziative che sono andate via va evolvendosi in un’ottica di integrazione americana: si ricordino il Congresso di Panama nel 1826 e i diversi trattati, protocolli ed accordi settoriali (tra cui AEC, ALADI, ALBA,BID, CAN, CARICOM, CELAC, CEPAL per citarne solo alcuni) che hanno cercato di creare sistemi di cooperazione efficaci. I maggiori settori che sono stati coinvolti in tale processo, sono l’unione doganale con le istituzioni sovranazionali, il mercato comune, gli Accordi di libero scambio. Tutto ciò è avvenuto attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni internazionali e degli innumerevoli vertici e gruppi politici di consultazione Iberico americana. La strada da percorrere è ancora lunga e tortuosa, ma l’autore sottolinea quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere nel corso del tempo: l’incentivazione del commercio per consentire il libero flusso dei fattori di produzione, l’integrazione regionale che non sia puramente economica, ma che spazi anche nella prospettiva sociale e culturale, la riduzione delle problematiche afferenti le sussistenti disuguaglianze e la povertà, il rafforzamento dello Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani con leggi maggiormente incisive ed uniformi ed il miglioramento della qualità di vita per gli americani. Tuttavia i principi da tenere in conto in quest’ottica, sono la ‘glocalizzazione’ (globalizzazione + localismo), fenomeno che, secondo l’autore, ha una veste economica, politica e sociale ineludibile e l’integrazione regionale attraverso accordi di diverso tipo. La realizzazione della integrazione deve partire dall’esperienza europea, che ha molto da dire sulla cessione di porzioni di sovranità, sui principi comuni in materia di concorrenza, sussidiarietà, proporzionalità e collaborazione. Secondo l’autore, inoltre, il dialogo tra i giudici europei, nazionali e la Corte di Lussemburgo, oltreché l’armonizzazione del diritto e le politiche fiscali e monetarie comuni, sono indici fondamentali da tenere in considerazione per l’integrazione americana. Attraverso una nuova teoria del diritto e attraverso i paradigmi della tradizione giuridica occidentale quali ad esempio la via globale, la teoria globale del diritto etc. per citarne solo alcuni, potrebbe realizzarsi un progetto di integrazione totale che coinvolga tutti paesi americani. Il diritto dell’Unione Europea risulta di grande importanza per compiere questi passi. Questo libro, dunque, a latere, rappresenta una sfida dal punto di vista concorrenziale. Infatti in un’ottica comparatistica, si possono cogliere dei profili interessanti in materia. É ben noto come i primi passi nel settore concorrenziale, siano stati compiuti proprio dagli Stati Uniti d’America con lo Sherman Act del 1890. Il sistema nordamericano è stato la base per l’elaborazione, a livello di Unione Europea, della legislazione concorrenziale. Essa, infatti, nel creare le misure di politica economica comune, ha preso a modello i principi introdotti dal sistema statunitense. Dunque, così come i paesi americani hanno fornito una base interessante dal punto di vista del diritto antitrust, probabilmente una volta realizzata l’integrazione, potrebbero fornire degli spunti diversi per uscire dall’impasse della crisi europea. Secondo l’autore potrebbe, in futuro, crearsi un diritto internazionale moderno come ius volontarium gentium per la creazione della cooperazione tra stati. L’integrazione regionale americana potrebbe realizzarsi attraverso il sopra menzionato diritto dell’Unione Europea: si cederebbe, così, il passo all’imprescindibile tutela dei diritti fondamentali e dei principi comuni per tutti i paesi coinvolti nell’integrazione. La realizzazione pone delle sfide importanti quali il raggiungimento di una stabilità politica ed economica degli Stati coinvolti, un consenso sociale diffuso, la promozione di un diritto precomunitario che permetta l’integrazione e l’articolazione in regioni degli Stati coinvolti in suddetto fenomeno. Nonostante l’iter storico accidentato dei paesi americani, la formazione di uno ius commune appare possibile attraverso l’armonizzazione delle legislazioni e dei principi dei vari Paesi nel rispetto delle diversità culturali e sociali preesistenti. L’integrazione giuridica americana, dunque, potrà, al contempo, avvenire sulla scorta dell’esperienza europea, creando una legislazione e giurisprudenza per così dire “comunitaria”, ma potrà anche fornire adeguate soluzioni di collaborazione economica, sociale e culturale tra il futuro contesto europeo e i “nuovi” paesi americani.

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