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Il Consiglio Costituzionale francese blocca la legge antipirateria

di Serena Rossi Il Consiglio Costituzionale francese ha posto il veto sulla legge antipirateria, approvata in via definitiva lo scorso 13 maggio, relativamente alla sua disposizione più controversa, che prevede la sospensione della connessione ad Internet per i pirati recidivi. La legge in questione, altrimenti nota come “legge dei tre avvertimenti”, attribuiva ad un’autorità pubblica appositamente istituita, l’Hadopi, il potere di garantire il rispetto dei diritti derivanti dal copyright sulla rete. Questo il meccanismo: in caso di downloading illegale, l’Autorità, adita dai detentori dei diritti violati, avrebbe contattato il provider cui l’utente si appoggiasse, che avrebbe, dunque, inoltrato l’avvertimento all’utente presunto colpevole. Dopo il terzo ammonimento, sarebbe scattata la sospensione della connessione ad Internet ed il nominativo del trasgressore sarebbe stato collocato in una sorta di “blacklist”, per un periodo di tempo arbitrario. Il Consiglio Costituzionale francese ha desunto l’incostituzionalità della legge in esame principalmente dall’avere la stessa disposto la creazione di un’autorità amministrativa separata, dotata, però, di funzioni essenzialmente giudiziarie. Inoltre, posto che a fronte della previsione di una sanzione è necessaria la sussistenza di una colpa e, in tale contesto, l’onere di provare la propria non colpevolezza gravava sull’utente, è stato possibile ravvisare una violazione del principio di presunzione di innocenza, pilastro di fondamentale importanza nell’ordinamento francese dai tempi della Rivoluzione. La decisione concernente la sospensione della connessione ad Internet, secondo il Consiglio, spetterebbe in via esclusiva all’autorità giudiziaria, all’esito di un procedimento davanti al tribunale. Da ultimo, facendo perno sui principi di libertà di espressione e di comunicazione, espressi nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo, il Consiglio ha rilevato che la possibilità di interrompere l’abbonamento ad Internet, da un lato, è contraria ad un diritto fondamentale, quale è divenuto oggi quello di potersi collegare alla rete; dall’altro, risulta essere una misura sproporzionata rispetto all’obiettivo perseguito dalla normativa censurata.

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