di Giusella Finocchiaro e Laura Greco Sommario: 1. Premessa 2. Gli ostacoli; 2.1.…
Google: niente piu’ censure in Cina
di Serena Rossi Goggle CinaA seguito del verificarsi di numerosi attacchi di pirateria informatica provenienti dalla Cina e miranti a violare le caselle di posta elettronica degli attivisti cinesi per i diritti umani, Google, nella persona del suo legale David Drummond, ha annunciato di essere pronta a chiudere la propria filiale di Pechino. Obiettivo di tali attacchi, avvenuti lo scorso dicembre, sarebbe stato quello di accedere agli account Gmail degli attivisti di difesa dei diritti umani cinesi, al fine di appropriarsi dei dati sensibili di questi ultimi. Inoltre, secondo quanto dichiarato da Drummond, tali operazioni hanno rappresentato anche una fattispecie riconducibile al furto di proprietà intellettuale ai danni dello stesso colosso informatico. Pertanto, le Autorità americane hanno aperto un’indagine per capire se – come sostiene Google – all’origine di tale attacco, che sarebbe durato settimane e che avrebbe preso di mira trentaquattro diverse società, vi sia il governo o i servizi di intelligence cinesi. Da qui, la risoluzione, che sarà discussa nelle prossime settimane con le Autorità di Pechino, di sospendere la censura finora applicata al motore di ricerca in Cina, nonostante ciò possa comportare, de facto, la chiusura delle attività del gruppo nel territorio cinese. Difatti, è noto come le società americane operanti nel settore della tecnologia abbiano, in passato, ceduto ai dettami del governo cinese in fatto di censura, suscitando, così, numerose critiche da parte degli attivisti mondiali per i diritti umani e per la libertà di espressione. In particolare, Google ha fatto il suo ingresso sul mercato cinese nel 2006 e si è immediatamente adoperato per trovare un compromesso con il governo di Pechino, annunciando che la versione cinese del motore di ricerca (Google.cn) avrebbe ristretto l’accesso a migliaia di pagine web ed ai servizi sgraditi alle Autorità cinesi. Gli episodi di cui sopra hanno, dunque, indotto il colosso informatico a rivedere la sua presenza su quello che viene considerato il più importante mercato del mondo: infatti alla luce degli ultimi fatti accaduti, Google ha dichiarato di non essere intenzionata a proseguire l’attività di censura dei suoi risultati sul motore di ricerca cinese. Il governo cinese sta cercando di ottenere informazioni più dettagliate e puntuali sulle dichiarazioni dei dirigenti del motore di ricerca Google, secondo le quali la compagnia potrebbe mettere fine alle sue operazioni in Cina in tempi brevi. L’eventuale ritiro dal mercato cinese significherebbe, però, lasciare campo libero a Baidu, il motore di ricerca cinese più utilizzato dai 344 milioni di abitanti locali. Inoltre, essendo stato stimato che, nel 2010, la divisione cinese di Google potrebbe generare circa 600 milioni di dollari di profitto, se il paventato ritiro di Google.cn dovesse realmente verificarsi, il colosso del web si vedrebbe privato di una parte rilevante del proprio business.