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Agenda Digitale: quello che si vede, quello che serve alla Pa e l’equivoco sulla WebTax

Ascolta Il Podcast Della Puntata Del 2 Marzo 2014

La governance e le priorità già indicate dal nuovo Governo di Matteo Renzi insieme ai nodi che andrebbero sciolti per traghettare la Pubblica Amministrazione italiana in una nuova era. L’analisi su Radio Radicale con Federica Meta, giornalista del Corriere delle Comunicazioni, Roberto Scano, presidente di IWA Italia, e Andrea Lisi, presidente di Anorc

Ascolta il podcast della puntata del 2 marzo 2014
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Alla fine ha scelto se stesso. Il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi ha licenziato una squadra di viceministri e sottosegretari tra i quali non figura alcuna specifica delega per l’Agenda Digitale, con il vertice dell’Esecutivo che dovrebbe quindi accentrare la governance delle politiche sull’innovazione e un più canonico incarico di sottosegretario alle Telecomunicazioni e frequenze affidato all’ex vicesindaco di Prato Antonello Giacomelli, che prende così il posto di Antonio Catricalà al Mise.

Uno scenario che apre sostanzialmente a due letture. La prima, meno probabile, è che la mancanza di una delega specifica per l’Agenda sottintenda una scarsa attenzione per queste tematiche da parte del presidente del Consiglio; la seconda, più probabile, è invece che proprio alla luce della centralità che le politiche sul digitale rivestono per il futuro Matteo Renzi abbia deciso di occuparsene in prima persona, magari circondandosi di esperti della materia.
Questo secondo punto di vista sembra trasparire anche dalle parole di chi alla vigilia delle nomine era stato indicato come probabile incaricato alle issues dell’Agenda, il deputato democratico Paolo Coppola: “È noto quanto il premier tenga a questi temi, quindi mi aspetto che settimana prossima ci dica in che modo voglia tenerli sotto l’attenzione del Governo. Andiamo avanti, senza arrenderci”, ha dichiarato a caldo Coppola.

L’analisi e la ricognizione di ciò che già si intravede e dei nodi che dovranno quanto prima essere sciolti dal nuovo Esecutivo è andata in onda nella puntata del 2 marzo di “Presi per il Web“, trasmissione di Radio Radicale condotta da Marco PerducaMarco Scialdone e Fulvio Sarzana con la collaborazione di Marco Ciaffone Sara Sbaffi. Ospiti dell’appuntamento Federica Meta, giornalista del Corriere delle Comunicazioni, Roberto Scano, presidente della International Webmaster Aassociation (IWA) Italia, e Andrea Lisi, presidente dell’Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione Digitale (Anorc). “Renzi sull’Agenda Digitale si gioca un po’ la faccia – ha esordito Meta – era già una parta corposa del suo piano presentato alle primarie e l’idea è proseguire in parte sulla strada tracciata dal Governo Letta sotto due punti di vista. Il primo è quello della governance, e dunque mantenere il controllo dei progetti digitali sotto il cappello di Palazzo Chigi; il secondo è iniziare quel percorso sui tre progetti chiave di identità digitale, fatturazione elettronica e anagrafe digitale. A questo Renzi ha intenzione di aggiungere un respiro più politico,  trasformare quella che è una lista di cose da fare in un’idea di Paese, tanto che il dossier sulle politiche digitali è stato affidato al suo uomo di fiducia Graziano Delrio”. “Inoltre – ha proseguito Meta – c’è da parte del nuovo presidente del consiglio una grande attenzione alle startup, tanto che la sua prima uscita pubblica sia andato a visitare una startup veneta. Per facilitare la loro diffusione intende lanciare un grande piano industriale che porti ad una revisione della fiscalità per creare un ambiente più favorevole alle nuove imprese”. Intanto il consiglio dei ministri dello scorso venerdì ha preso già un’importante decisione stabilendo l’abolizione della WebTax, la norma voluta dal deputato del Partito Democratico Francesco Boccia e la cui attuazione è stata rinviata poco prima della caduta del Governo Letta, salvo poi rischiare di diventare operativa già da sabato. La scorsa settimana, infatti, la mancata approvazione del decreto Salva Roma ha messo in pericolo l’emendamento che, appunto, posticipava l’entrata in vigore di una norma che avrebbe imposto agli operatori dell’online advertising di fornirsi di partita Iva italiana. LEGGIWebtax, il dibattito si infiamma a ridosso del passaggio in Senato” Matteo Renzi su Twitter ha rimandato la discussione sulle misure in materia di tassazione degli operatori online ad un contesto di normazione europeo. E lo ha fatto rispondendo ad un cinguettio di Scano.

  Ma nelle scorse ore l’abrogazione è stata messa in dubbio in quanto nella delega fiscale ci sarebbero gli strumenti che obbligherebbero il Governo alla reintroduzione di una norma simile. “Non è così – ha affermato il presidente di IWA Italia – l’articolo 9 della delega fiscale dice esclusivamente che bisognerà prevedere un qualcosa sulla tassazione di tutte le attività transnazionali, e dunque non solo dell’online, a seguito anche di decisioni in sede europea e tenendo conto di esperienze internazionali. Un ampio respiro sia in termini di tempo che geografici”. “Certo – ha chiosato Scano – aspetto a vedere effettivamente il testo del decreto per capire se è stata abrogata tutta la WebTax o solo il comma 33, il cosidetto ‘comma Boccia’” . Il dibattito ha virato verso la dematerializzazione dei processi della Pubblica Amministrazione con l’intervento di Lisi: “Sembrerebbe la volta buona, perché dal 6 giugno sarà impossibile non fatturare elettronicamente verso la Pa. Quello che mi rende perplesso nei confronti di questo progetto è che se l’infrastruttura sarà pronta per quella data, potrebbe non esserlo il processo di alfabetizzazione dei professionisti, dei fornitori e dell’apparato umano della Pa. Soprattutto perché occorre contezza di quello che realmente significa fatturare verso la Pa, che non è solo produrre un documento fiscale, ma produrre un documento che deve essere conservato con tutte le caratteristiche e gli accorgimenti che gli permettano di garantire loro valore legale”. “Importante il discorso sui datacenter – ha continuato Lisi – che a sentire Agostino Ragosa, commissario dell’Agenzia per l’Italia Digitale, avrebbero dovuto essere centralizzati e messi in rete. Un discorso che come tanti altri è stato cavalcato in termini di principi e normative generali, ma non abbiamo norme tecniche che garantiscano una reale traduzione nella realtà di questi buoni propositi. Parliamo da anni di tematiche che non hanno mai trovato questa traduzione normativa”. “Se vogliamo fare l’Agenda Digitale, anche solo nella sua versione più semplificata, il tema sul piatto è lo switch off della Pubblica Amministrazione – ha chiosato Meta – è questo il presupposto per poi attuare tutte le altre misure”. “Rendiamoci conto – ha affermato Scano – che anche gran parte del mondo industriale non è alfabetizzato al digitale. Se non creiamo la necessità all’imprenditore di innovare il suo rapporto con la Pa non si va da nessuna parte. Occorre introdurre una vera e propria cultura del digitale che permetta ai privati di non vivere la digitalizzazione delle procedure come una imposizione, ma percepirla come un bisogno a apprezzarne i vantaggi”. LEGGILa staffetta Letta-Renzi: cosa resterà dell’Agenda Digitale?Immagine in home page: agendadigitale.eu 3 marzo 2014

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