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Baia dei Pirati, un altro strike: dalla Corte Suprema belga l’ordine di oscurare tutti i proxy

Nessun utente belga deve poter accedere accedere a The Pirate Bay tramite uno dei proxy disseminati sulla rete dal collettivo di “pirati”. È questo il senso della sentenza con la quale la Corte Suprema belga ha inferto un nuovo colpo alla Baia dei Pirati, piattaforma svedese utilizzata per la condivisione di file tramite magnet linktorrent, divenuta negli anni l’incubo di ogni organizzazione antipirateria. Come riferisce TorrentFreak, l’Alta Corte del Belgio è intervenuta nell’annoso scontro che già nel 2011 aveva visto una corte d’appello di Anversa imporre ai due provider locali Belgacom e Telnet di bloccare ogni accesso ad 11 domini riconducibili a The Pirate Bay. Veniva così ribaltata la sentenza di primo grado ma non si placava lo scontro tra gli Isp locali Belgacom e Telnet e la Belgian Anti-Piracy Foundation (BAF), quest’ultima autrice della denuncia che aveva scatenato il contenzioso. Come risposta, i gestori del sito Newbiz2 annunciavano un aggiornamento del proprio client per includere link relativi alla Baia, con un sistema che permetteva l’aggiramento del blocco dei DNS imposto ai provider sopra nominati dal giudice belga. Solo uno degli espedienti che in poco tempo avrebbero iniziato a caratterizzare le reazioni alle mosse politiche e alle sentenze sfavorevoli alla Baia in giro per l’Europa; come nel recente caso del walzer dei domini nel Vecchio Continente. Durante l’anno in corso infatti gli admin del sito hanno più volte spostato il DNS della piattaforma per sfuggire all’antipirateria: ad aprile il trasferimento ha avuto come base la Groenlandia, anche se sono bastate 48 ore all’organo di registrazione dei domini dell’isola per annunciare il congelamento dei domini associati alla Baia. In pochi giorni vedevano così la luce i nuovi riferimenti islandesi e caraibici. Anche in quel caso, non poche in loco le reazioni inviperite. E poi il progetto di mettere in piedi un Isp proprio e il più recente lancio di un browser marchiato “Baia dei Pirati” e basato sul sistema che permette la navigazione in anonimo Tor, una specie di festeggiamento per i dieci anni di esistenza del brand.

Nel giugno 2013 The Pirate Bay ha fatto invece “litigare” la Irish Recorded Music Association (Irma) e il provider svizzero Ucp, che aveva rifiutato le richieste di inibizione dei collegamenti alla Baia avanzate dall’associazione antipirateria. Un test per il “Sopa d’Irlanda”, che pochi giorni dopo riceveva il sigillo della High Court di Dublino: i giudici imponevano infatti a tutti gli Isp del Paese un immediato filtraggio dei canali d’accesso alla Baia. Tornando alla decisione della Corte Suprema belga, da notare come si faccia riferimento ad un blocco non solo degli attuali domini collegabili alle attività della Baia, ma anche a quelli “futuri”; un’eventualità che sembra assegnare ai provider un ruolo attivo nella ricerca di nuovi proxy riferiti al download illegale di file: “Non vogliamo diventare i poliziotti del Web”, è il commento del portavoce di Belgacom Jan Margot. 22 novembre 2013
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