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“The Web is dead”, quattro anni dopo: il dominio delle app in un mondo sempre più mobile

The Web is dead. Long live the Internet“. È così che nell’agosto del 2010, sulle pagine di Wired, Chris Anderson e Michael Wolff certificavano una tendenza che stava investendo, mutandoli profondamente, i comportamenti online degli utenti della rete: il passaggio di testimone tra i browser e le app. “Ancora pochi anni fa – osservava Anderson in un’intervista rilasciata a Repubblica nel settembre dello stesso anno- tutto sembrava ruotare attorno al browser: accendevi il tuo computer, cliccavi sull’ icona di Internet Explorer o Firefox e ti si apriva la possibilità di navigare. Poi sceglievi il motore di ricerca Google e la tua esplorazione continuava, in mare aperto. Lo spostamento in poco tempo è stato drastico ed è trainato dal successo della nuova generazione di telefonini come l’iPhone, poi dei lettori digitali o tavolette come l’iPad. I consumatori li preferiscono per la facilità che offrono: è lo schermo che ti viene incontro, offrendoti quello che hai preselezionato in base ai tuoi interessi, non sei più tu che devi affacciarti sullo schermo e andare alla ricerca. Ovviamente – chiosava non senza una vena polemica – le app usano sempre Internet come mezzo di trasporto, ma non ti danno quella libertà di scelta che avevi con il browser. Sono tante reti di proprietà di qualcuno, spesso con pedaggio di ingresso”. A distanza di quattro anni lo scenario dipinto in quelle parole risulta più che confermato, e vale la pena osservare alcuni numeri che ne descrivono fattezze e dimensioni. Innanzitutto, essendo il mobile il vero regno delle app, il dato di base è che lo spostamento verso la mobilità è sempre più accentuato, anche in Italia, e per ogni otto minuti di utilizzo di un dispositivo connesso, sette sono mediati da applicazioni. Stando ad un sondaggio condotto da Comscore nell’agosto scorso, i consumatori trascorrono il 60% del loro tempo online su dispositivi mobili e il 40% sui loro computer, e l’utilizzo di app è cresciuto del 52% nell’ultimo anno. Come già segnalato da Dimt, questa dinamica sposta una grossa fetta di ricerche dai tradizionali motori alle piattaforme di social networking. Neanche a dirlo, Facebook su tutte. Sempre secondo Comscore nella lista delle prime 10 app gratuite su iTunes compaiono anche WhatsApp, Instagram, Snapchat e Facebook Messenger, mentre le app di ricerca non rientrano nemmeno nella lista delle top 20. E così, Pinterest è stata la piattaforma di condivisione di contenuti cresciuta più velocemente nel corso del 2013, dodici mesi durante i quali Instagram ha raddoppiato la sua base di utenti per arrivare nell’anno in corso a 200 milioni. E mentre WhatsApp ha raggiunto 600 milioni di utenti attivi al mese in soli 5 anni, gli utilizzatori di Snapchat nel maggio scorso inviavano più di 700 milioni di foto e visualizzano più di un miliardo di storie al giorno. Ai vertiginosi numeri di traffico e utenza affiancano, in proporzione, gli altrettanto vertiginosi (e miliardari) valori di mercato. In una mondo che sembra ormai immerso in una irreversibile mobilità mediata dalle app. 6 novembre 2014

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