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A lezione di Copyright negli asili della California

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I rappresentanti dei detentori di diritti e cinque provider a stelle e strisce impegnati nella messa a punto di corsi rivolti ai bambini. In parallelo al regime dei “Six strikes” in capo agli Isp  “Bambini, quella ‘c’ con il cerchietto intorno stampata sui libri che avete in mano significa ‘copyright’”. Potrebbe iniziare così la prima delle lezioni sul diritto d’autore che il Center for Copyright Information si appresta a tenere negli asili della California. Il CCI è un organismo che coordina le attività antipirateria dei maggiori rappresentanti dei detentori di diritti a stelle e strisce, in particolare la Recording Industry Association of America (RIAA) e la Motion Picture Association of America (MPAA). “Abbiamo sviluppato un nuovo programma di studi del copyright che è in fase di sperimentazione nel corso di questo anno accademico in California”, ha spiegato il direttore esecutivo Jill Lesser durante un’audizione presso la sottocommissione Giustizia della Congresso americano. La Lesser ha parlato di una serie di strategie che serviranno al CCI per allargare il suo raggio d’azione oltre il regime degli alert inviati in sei diversi step ai responsabili di presunte infrazioni del copyright dagli Isp e la cui efficacia, vista la recente introduzione, è ancora difficile da valutare. E così, prendendo anche spunto dalla difficoltà con la quale spesso l’utente medio si rapporta con la disciplina del copyright, arriva questo programma rivolto ai cittadini più piccoli; grazie alla collaborazione della California School Libraries Association e di iKeepSafe, è stato messo a punto il kit “Essere un creatore”.Schermata 2013-09-19 a 12.09.45 Il programma, tuttavia, sconta già lo scetticismo della Electronic Frontier Foundation (EFF): “Sulla base di quanto abbiamo visto finora – dichiarano rappresentanti della EFF – potrà fare ben poco per aiutare i ragazzi a capire l’equilibrio del copyright”. Tornando al “Six strikes”, invece, il nuovo regime ha iniziato il suo percorso nel luglio del 2011, quando RIAA ed MPAA hanno stretto  l’accordo con i principali ISP statunitensi per far sì che gli utenti sorpresi a scaricare file illegalmente venissero avvertiti con avvisi che iniziano con un ammonimento, proseguono con notifiche “educative” (come la promozione di strade legali per l’acquisizione di materiale) ed in caso di recidività arrivano al rallentamento del traffico, al blocco di contenuti e alla disattivazione del numero di un abbonato. Insomma, il “three strikes” che riporta la memoria alla francese Hadopi diventava un six strikes gestito dai privati, anche se in principio non erano previste disconnessioni (tale pratica rischierebbe di far uscire i provider dall’ombrello protettivo riservato agli intermediari dal DMCA), ma solo la messa a punto di “ostacoli” nella vita virtuale degli utenti. Ovviamente, polemiche e proteste non sono mancate  e di sicuro non mancheranno. È nell’aprile 2012 che è entrato in scena  il Center for Copyright Information per la gestione dell’implementazione di questo sistema antipirateria. Tra il gennaio e il febbraio 2013 Verizon era pronto  a fare il primo passo. Qualche settimana fa, tuttavia, il cambio di scenario è stato imposto dall’AT&T, che si è detta disponibile a disconnettere gli utenti che arriveranno al sesto “strike”.

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