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Antiterrorismo, Genchi: “Mappiamoci tutti. Giusta l’idea di Renzi”

Gioacchino Genchi

“Dna, telepass e documento informatico: contro il terrore mappiamoci tutti”. A dichiararlo è l’esperto informatico Gioacchino Genchi, a lungo consulente di diverse procure della Repubblica, sulle pagine de Il Fatto Quotidiano. Gioacchino Genchi“Quel che è accaduto in Francia – si legge in un’intervista firmata da Antonio Massari – deve far riflettere sulla necessità per ciascuno di noi di cedere una porzione limitata della propria libertà a vantaggio della sicurezza di tutti. Non serve alcun processo autoritario, è solo necessario attrezzarsi e documentare gli eventi che è fondamentale analizzare per prevenire e contrastare il terrorismo”. Lo scorso sabato nel corso dell’Italian Digital Day tenutosi nella Reggia di Venaria il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dichiarato di essere favorevole a mettere a disposizione delle forze dell’ordine tutte le telecamere sparse sul territorio nazionale per poi “taggare le potenziali minacce. Ciascuno di noi lascia delle tracce camminando – ha spiegato Renzi – e credo che non sia un agguato alla privacy dire che si debbano taggare queste persone e seguirle”.

La rete tra orrore e distorsioni, Prof. Gambino a Radio Radicale: “Essere tracciati non significa per forza conculcare la libertà d’espressione, ma prevenire e reprimere determinate situazioni dannose per la collettività”

A tal proposito, Genchi parla di “idea giusta”, anche se “sarebbe necessario anche molto altro. Le nostre tecniche investigative devono misurarsi con attentatori determinati a morire pur di perseguire le finalità stragiste: la prima esigenza è un efficace coordinamento informativo e operativo tra forze di polizia e apparati di intelligence di ogni Stato. Ma è anche necessario che ciascuno Stato acquisisca la cultura della documentazione di tutti gli elementi utili a prevenire e reprimere. E noi non ce l’abbiamo. Il tutto può avvenire con costi assai ridotti, utilizzando la potestà amministrativa. Per le videocamere, occorre introdurre una normativa per il censimento, l’omologazione, l’interfacciamento e l’accesso diretto, alle forze di polizia, degli impianti di ripresa video ormai diffusi ovunque: consentirebbe di acquisire i dati senza dover prima individuare gli impianti esistenti. A volte si individuano quando le riprese sono state già cancellate. È anche necessario rivedere i tempi di conservazione dei dati”. “La prima esigenza – prosegue – è documentare l’identità di chi opera all’interno di uno Stato, che sia cittadino o straniero, ma in Italia non abbiamo neanche un’anagrafe unica nazionale, con rilascio di un documento elettronico, al quale riconnettere tutti gli elementi identificativi dei soggetti censiti”. I vari documenti attualmente in possesso dei cittadini “si potrebbero concentrare in un unico documento elettronico, inclusi i parametri biometrici e il Dna, in merito al quale non si tratterebbe di violazione della privacy perché il codice genetico non rivela orientamenti politici, religiosi o sessuali”. “L’esigenza è avere a disposizione tutti i dati utili nel più breve tempo possibile. Ciascuno di noi lascia un frammento del proprio passaggio e del proprio comportamento: più sono rapido nell’individuare quel frammento e associarlo agli altri, prima ricompongo il mosaico, prima posso intervenire”. Per Genchi bisognerebbe sincronizzare diverse banche dati, da quelle sui flussi migratori a quelle degli aeroporti fino al traffico ferroviario e viario: “Tutte le autovetture dovrebbero utilizzare i Telepass, che consentono di monitorare gli spostamenti dalle tratte autostradali, nei parcheggi e ai valichi di controllo urbano”. Per quanto attiene il traffico telefonico e telematico, per l’informatico “un grosso passo avanti era stato fatto con il decreto Pisanu, che aveva introdotto una legislazione per conservare i dati di traffico e i tentativi di chiamata: furono degli squilli ad azionare gli ordigni delle metropolitane di Madrid e Londra. Ma non se ne fece nulla”. IMG_6415Update 19.30 – Sulle misure antiterrorismo è intervenuto anche il Garante Privacy Antonello Soro, che nel pomeriggio di lunedì ha dichiarato a SkyTg24: “Bisogna sfatare dei luoghi comuni sugli strumenti di comunicazione usati dai terroristi che hanno agito in Francia, perché non c’entra nulla la privacy; in quel caso i servizi francesi hanno fallito malamente. Se avevano tutte le informazioni necessarie e tutti gli attori impegnati nelle tragiche vicende di queste settimane erano già noti alle autorità il problema non è avere più informazioni, è saperle usare. Credo che la raccolta dei dati di traffico telefonico di tutti i cittadini italiani sarebbe non soltanto inutile e dannoso per i diritti, ma sarebbe assolutamente inutile e dannoso per il contrasto al terrorismo. Abbiamo esperienza di altri Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, che hanno sbagliato in questo senso, percorrendo la strada della quantità, pensando di immagazzinare tutte le informazioni, e poi non è stato possibile, come è normale, analizzare queste informazioni. Occorre un intelligence intelligente”.

La domanda di sicurezza, il bisogno di libertà: i nostri contributi a un dibattito sempre più complesso

23 novembre 2015

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