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“Non ho nulla da nascondere, mi sorveglino pure”, qualche motivo per cambiare idea

di Marco Ciaffone Capita quasi sempre, nei momenti in cui una comunità è costretta ad interrogarsi sul bilanciamento tra libertà e sicurezza, di incappare nell’opinione di qualcuno che, con fare sicuro, afferma di ritenere di poco rilievo il fatto che un qualche potere possa avere un sempre più pervasivo controllo sulle attività che egli svolge quotidianamente, che sia passeggiare in una strada disseminata di telecamere o navigare alla ricerca di informazioni online sotto l’occhio attento di enti come la National Security Agency americana. L’argomento è sempre lo stesso: “Io non ho nulla da nascondere, non faccio nulla di male. Mi sorveglino pure, se serve ad arrestare delinquenti”. Difficile controbattere ad un tale punto di vista. O forse no. Sono stato colpito qualche tempo fa da un articolo nel quale, su CheFuturo!, il deputato di Scelta Civica e neo presidente del Comitato di Indirizzo dell’AgID Stefano Quintarelli proponeva alcune riflessioni “contro l’uomo di vetro di Google“:

“Ma se, ad esempio in seguito ad una crisi, tra 15 anni arrivasse un dittatoruncolo? E se tra 30 anni (che so, per una guerra) si determinassero le condizioni per cui le mie figlie saranno discriminate perché io avevo scritto che quel grande paese che amo che sono gli USA, in questo caso sta sbagliando? Perché, nessun ebreo, solo pochi anni prima della seconda guerra mondiale, avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo. E nessun ucraino avrebbe potuto immaginare un anno fa quello che sta accadendo adesso”.

Se al lettore lo scenario sembra fin troppo apocalittico per destare reali timori, magari può aiutare ad immedesimarsi meglio un’altra riflessione proposta da Quintarelli [1]:

“Le distribuzioni statistiche in natura non sono uniformi; per ogni fenomeno c’è chi sta al di fuori della normalità e la mancanza di privacy può trasformarsi in esclusione, discriminazione o peggio”.

Non è abbastanza? Possono allora venire in soccorso alcune delle dichiarazioni rilasciate da Edward Snowden, l’informatico statunitense le cui dichiarazioni poco più un anno fa hanno fatto divampare le fiamme del Datagate, nel corso di un’intervista di Glenn Greenwald e Laura Poitras pubblicata sul Guardian l’11 giugno del 2013; rispondendo alla domanda “Perché alla gente dovrebbe interessare il modo col quale è controllata?“, Snowden afferma:

“Perché anche se non stai commettendo niente di sbagliato ti stanno osservando e ti stanno registrando. E la capacità di questi sistemi di archiviare tutte queste informazioni aumenta di anno in anno, incessantemente, in modo smisurato e diventando sempre più immensa. A che cosa può portare? Non devi necessariamente aver fatto qualcosa di sbagliato. Può darsi che capiti molto semplicemente che diventi una persona sospetta, anche solo facendo un numero di telefono sbagliato. E a quel punto il sistema può tornare indietro nel tempo e vagliare ogni singola decisione che hai preso in vita tua, tutti gli amici coi quali hai discusso di un dato argomento, e a quel punto possono attaccarti su questi presupposti, inducendo una sta di sospetto indiretto, e a quel punto chi conduce la vita più innocua può essere raffigurato come uno che sta commettendo qualcosa di sbagliato”.

Viene da porsi una domanda: nell’era dei BigData e della Nsa che tutto intercetta e tutto archivia, che trattamento riceverebbe un Gino Girolimoni dei nostri tempi? Basta guardare con quali modalità spesso si scavi nella vita di presunti (lo sono fino al terzo grado di giudizio) assassini alla ricerca di dettagli del passato che possano avvalorare la tesi del mostro. La raccolta di ingenti quantità di materiale privato in maniera indiscriminata, pratica che sappiamo essere stata messa in atto dalla Nsa, sembra ancora così innocua?

E nel momento in cui così tante persone hanno a disposizione così tanto materiale (spesso compromettente solo perché si tratta di scatti di momenti privati) su una così vasta serie di cittadini, non diventa sempre più importante la questione su chi sia a controllare il controllore?

A vaulted space

Se la sicurezza di chi afferma di non essere preoccupato dalla sorveglianza pervasiva inizia a vacillare, di sicuro non fa ben sperare la facilità con la quale persone comuni possono finire sotto la lente di spioni come quelli dell’Nsa; spesso basta cercare informazioni su software di anonimizzazione per essere attenzionati. O, magari, essere di fede islamica.

Tornando alle parole di Snowden, il testo dell’intervista ho avuto modo di leggerlo nel lavoro di Stefano RodotàIl mondo nella rete. Quali diritti, quali vincoli“, nel quale il giurista disegna il passaggio del concetto di privacy dal diritto alla riservatezza a quello del controllo sui propri dati. Un ribaltamento che deve essere tradotto quanto prima in un rafforzamento dei poteri in capo all’utente/cittadino, un momento di evoluzione che appare ogni giorno più necessario anche alla luce di novità normative come quelle che in queste ore vorrebbero, negli Stati Uniti, non già limitare il potere della Nsa ma addirittura concedere all’Agenzia nuove leve d’azione. Sulla stessa falsariga, il governo del Regno Unito punta a riabilitare le più forme più invasive forma di sorveglianza sulle reti di telecomunicazioni da parte dell’intelligence britannica.

http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/07/12/news/quanto_valgono_i_nostri_dati_personali_siamo_disposti_a_venderli_per_due_euro-91389441/

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— Anche alla luce di esperimenti come quelli confessati da Facebook sulla gestione del newsfeed più popolato della rete, che nel 2012 ha portato 700mila utenti a partecipare inconsapevolmente ad un esperimento sociale di massa, si pone un quesito: con quali strumenti è possibile trasferire ad una massa critica di cittadini la consapevolezza maturata nella schiera degli addetti ai lavori e nelle Authorities che mettono sotto la lente pratiche che possono rivelarsi illecite? http://punto-informatico.it/4096734/PI/News/uk-naviga-fatti-spiare.aspx Così come nel mondo degli esperti non manca la consapevolezza http://punto-informatico.it/4086742/PI/News/internet-chi-ha-paura-rete-aperta.aspx o http://www.key4biz.it/News/2014/07/07/Net_economy/internet_Pew_Research_Center_minacce_225930.html http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/07/20/news/le_minacce_per_internet_vengono_da_governi_e_big_company_il_pew_report_fotografa_lo_stato_della_rete-92010545/ http://www.wired.it/attualita/2014/07/19/internet-bill-of-rights-boldrini/ Sul fronte delle consapevolezza da parte del cittadino, primo difensore di se stesso quando lancia un browser o apre un’app dallo smartphone, ho invece la sensazione che il lavoro da fare sia ancora parecchio. http://guidovetere.nova100.ilsole24ore.com/2014/07/06/il-vero-esperimento-di-facebook/ Non sono mancate reazioni legali http://punto-informatico.it/4088430/PI/News/facebook-informare-prima-sperimentare.aspx. In Germania, forse complice anche i Mondiali, neanche la decisione della Merkel di … http://www.wired.it/attualita/2014/07/11/usa-spioni-e-la-merkel-mostra-muscoli-cacciato-il-capo-della-cia-berlino/ http://www.key4biz.it/News/2014/07/14/Internet/Universita_privacy_segretezza_posta_elettronica_interrogazione_parlamentare_226051.html http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/07/18/news/privacy_digitale_diritto_uomo-91842843/ [1] In un’intervista rilasciata a Diritto Mercato Tecnologia lo scorso novembre Quintarelli aveva anche parlato dell’opportunità di “ristabilire una certa sovranità tecnologica per minimizzare il rischio di cessione a intelligence terze di dati italiani. […] Ci sono alcune comunicazioni che è bene passino solo attraverso fornitori italiani e non attraverso sistemi che sono soggetti a servizi di intelligence estera. Lo stesso discorso vale per le piattaforme di mailing. Per determinati tipi di comunicazioni bisogna assicurarsi che il traffico rimanga all’interno del Paese, ma bisogna capire che anche all’interno dei confini nazionali si pone questo problema con operatori internazionali. In questo senso stiamo preparando un progetto di legge che bisogna ben calibrare perché, ovviamente, ci sono parecchie regole e trattati internazionali da tenere in considerazione”. Il progetto di legge di cui parlava è stato depositato lo scorso martedì nell’ambito di un pacchetto di norme elaborato dall’Intergruppo Innovazione. DATA

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