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I “tecnoesclusi” d’Italia: il 37% dei cittadini non ha mai usato un pc. Cresce il consumo di tv. “La fragilità di una cultura tecnologica”

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jpeg5I ricercatori di Observa li chiamano “tecnoesclusi”. Sono i cittadini tra i 16 e i 74 anni che non hanno mai fatto uso di tecnologie digitali, non hanno mai acceso un computer, e dunque non hanno mai fatto accesso ad Internet. Categoria residuale? Non in Italia, dove dall’Annuario Scienza e Tecnologia e Società 2014, edito da Il Mulino e curato da Massimiano Bucchi (Università di Trento) e Barbara Saracino (Università di Firenze), emerge come i “tecnoesclusi” in Italia siano pari a 37 cittadini ogni 100. Un dato che, per quanto migliore rispetto alla performance relativa al 2005, quando il nostro Paese occupava il fondo della relativa classifica europea, resta desolante se confrontato alle realtà degli altri membri “virtuosi” dell’Unione. Peggio di noi, infatti, solo Grecia, Bulgaria e Romania, poco meglio Cipro, Polonia e Portogallo; lontanissima la media (20%) e paesi come Francia (13%), Germania (11%) e, soprattutto, la prima della classe, la Svezia, dove i “tecnoesclusi” si fermano al 3%.

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Risulta confermato l’amore per gli italiani nei confronti della televisione, con un aumento delle ore medie di consumo giornaliero da 3,8 a 4,2. Un dato che pone l’Italia al quinto posto tra i Paesi Ocse.

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Meglio sul fronte del rapporto tra italiani e sapere scientifico; i dati dell’Annuario sfatano il pregiudizio secondo cui i cittadini del nostro Paese sarebbero “analfabeti” e scarsamente interessati ai contenuti scientifici. Ciò che i dati rilevano è un livello di competenze in linea con le tendenze europee e peraltro in lieve crescita negli ultimi anni; una propensione non trascurabile ad informarsi di scienza attraverso i vari canali disponibili. La domanda e l’offerta di informazione scientifica tende infatti sempre più a scavalcare i mediatori tradizionali (testate e programmi di divulgazione, musei) e a mettere in contatto direttamente produttori (centri di ricerca, ricercatori) e pubblico, sia attraverso i media digitali sia in occasioni di incontro diretto (festival, eventi). Nel mondo universitario, pur a fronte di un numero relativamente basso di ricercatori (4,3 ogni mille occupati, contro una media europea di 7), negli ultimi anni i ricercatori italiani hanno ottenuto risultati significativi sia sul piano della produttività scientifica (l’Italia resta all’ottavo posto nel mondo per articoli pubblicati) che del conseguimento di fondi europei (quarto posto in Europa). Viene invece definito “drammatico” dall’Osservatorio il dato sul ricambio generazionale: poco più di un docente universitario italiano su dieci ha meno di 40 anni, peggior dato europeo – in Germania resta sotto i quarant’anni quasi la metà (49%); in Polonia il 40%; in Portogallo il 35%. Nel complesso, secondo Bucchi e Saracino, “dieci anni di dati ci dicono che il vero problema non è l’assenza di una cultura scientifica. Il nodo critico, in questi dieci anni, resta la fragilità di una cultura della scienza e della tecnologia nella società: di una cultura che sappia discutere e valutare i diversi sviluppi e le diverse implicazioni della scienza e della tecnologia evitando le opposte scorciatoie della chiusura pregiudiziale e dell’aspettativa miracolistica”. LEGGIIl Paese connesso nei numeri di “Noi Italia”. Uso di Internet in crescita, ma l’UE è lontana e resistono le differenze territorialiGUARDA I GRAFICI “Digital economy italiana ancora in calo, la fotografia nei dati SirmiLEGGI “Italia sempre più mobile, i risultati dell’ultimo studio CiscoGUARDA LA MAPPA INTERATTIVA “Connessi al Web 39 milioni di italiani, i risultati della ricerca Audiweb: in Trentino la più alta percentuale di utenti, trend annuali negativi” 18 febbraio 2014

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