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Olanda, i provider di Usenet non devono filtrare i contenuti pirata

I provider di Usenet, la rete di forum simile agli antichi Bulletin board system (BBS) e che ha anticipato i gruppi di discussione proliferati con la diffusione di Internet, non sono tenuti al monitoraggio e al filtraggio dei contenuti pirata. È la corte di appello di Amsterdam a ribaltare il giudizio di primo grado nella causa che, dal 2009, vede contrapposti l’associazione olandese a difesa dei diritti d’autore BREIN e il maggiore provider di Usenet News Service Europe (NSE). Nel novembre 2011, infatti, la corte distrettuale di Amsterdam aveva imposto a NSE di eliminare dai suoi server ogni contenuto che rimandasse a materiale protetto da diritto d’autore e provvedere alla implementazione di meccanismi che impedissero ulteriori caricamenti illeciti, pena il pagamento di 50mila dollari per ogni giorno in più trascorso. Una sentenza che faceva propendere gli admin per la cessazione del servizio dopo 13 anni di attività e che arrivava al termine di una battaglia aspra non solo nelle aule di tribunale; nell’ottobre del 2010, infatti, mentre l’accusa era impegnata a segnalare ai giudici tutti i link e le indicazioni inserite dagli utenti per il reperimento di materiale illecito, nell’ambito di un procedimento aperto da BREIN contro una delle principali comunità di Usenet, FTD, l’associazione veniva accusata di aver infiltrato 15 suoi uomini nella comunità con l’obiettivo di caricare materiale in violazione di copyright e sostenere così la sua posizione. Ovviamente BREIN respingeva le accuse affermando che il lavoro sotto copertura dei suou investigatori era volto al semplice monitoraggio delle attività che venivano svolte sulla rete. Un anno dopo arrivava la condanna per NSE per aver facilitato la ripetuta violazione di copyright sui suoi server, la sentenza cancellata ora da quella d’appello nella quale vengono così sposate le tesi di chi sosteneva che il provider fosse un mero intermediario di comunicazioni che non interviene su quanto scambiato dagli utenti sulla propria piattaforma e che dunque non solo non è colpevole di eventuali violazioni ma non è neanche tenuto a installare filtri preventivi. La corte d’appello ha ridotto così gli oneri per il provider alla messa a punto di un sistema di notice and takedown. “Siamo estremamente soddisfatti di questa sentenza – commenta il CEO di NSE Patrick Schreurs – perché la corte d’appello ha correttamente concluso che da un provider di Usenet non si può pretendere di esercitare un controllo preventivo dei contenuti pubblicati da altri”. 20 agosto 2014

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