skip to Main Content

Tracciare gli spostamenti, ma senza rinunciare alla privacy. Intervista a Guido Scorza

Per contenere l’epidemia da coronavirus – si sente ripetere spesso – è necessario raccogliere i dati dei cittadini e rinunciare alla privacy. Ma è davvero così? Diritto Mercato Tecnologia ne ha parlato con Guido Scorza, avvocato, docente, giornalista e consigliere giuridico del ministro per l’Innovazione.

Il contenimento del virus ci costringe davvero a rinunciare alla privacy? In un articolo pubblicato su Il Foglio, Stefano Quintarelli sostiene che non sia necessario. Lei che ne pensa?

Credo, in linea di principio, che l’esercizio e l’accesso da parte di un cittadino a un diritto fondamentale non possa e non debba mai essere subordinato alla rinuncia a un altro.

Si tratta sempre o sempre dovrebbe trattarsi di identificare un bilanciamento, un contemperamento tra diversi diritti esattamente allo scopo di non costringere un cittadino a rinunciare a un diritto per esercitarne un altro.

Nel caso di specie sono convinto che non ci sia bisogno di chiedere ai cittadini di rinunciare alla loro privacy per contrastare l’epidemia anche attraverso il ricorso a applicazioni di contact tracing e soluzioni tecnologiche.

Le soluzioni alle quali si lavora un po’ in tutta Europa in questi giorni, infatti, nascono con l’obiettivo specifico di massimizzare l’efficacia nella lotta alla diffusione del virus, minimizzando il trattamento di dati personali necessari allo scopo.

Nonostante i diffusi fraintendimenti, talvolta anche ingenerati dai media, infatti, sul tavolo, almeno nel nostro Paese ci sono solo ipotesi di utilizzo della tecnologia allo scopo di identificare, in forma pseudo-anonima i dispositivi di utenti che scelgano liberamente di scaricare un’applicazione allo scopo di tracciare i contatti tra dispositivi, senza neppure geolocalizzarli, e consentire nel momento del bisogno, di informare tutti i possessori di dispositivi entrati in contatto con il dispositivo di un soggetto risultato contagiato di tale circostanza e dell’opportunità di adottare idonee misure sanitarie sottraendo terzi al rischio di ulteriore contagio.

Si tratta di soluzioni implementabili nel rispetto dei principi generali del Regolamento generale sulla protezione dei dati personali e utilizzando talune delle eccezioni già previste nella disciplina europea proprio per situazioni come quella che stiamo vivendo.

Escluderei, quindi, che per i cittadini italiani – ma lo stesso discorso vale per quello europeo – ambire a tornare il più rapidamente possibile prima a star bene e, quindi, alla normalità passi per il dover rinunciare alla loro privacy.

Il Garante europeo per la protezione dei dati personali ha rivolto un appello ai Paesi dell’Unione affinché sviluppino una app comune per tracciare i contagi da coronavirus. Quanto è importante in questo momento la coordinazione, anche ai fini della tutela della privacy?

In effetti il Garante europeo ha suggerito ai Paesi membri di adottare un modello comune nella progettazione e sviluppo delle soluzioni tecnologiche per il contrasto al COVID-19 e per la progressiva ripresa delle attività nei Paesi membri nei quali la virulenza del virus ha imposto la sospensione di un gran numero di attività.

È un’indicazione preziosa perché lo sviluppo e l’utilizzazione delle tecnologie in questione rappresenta un duro banco di prova al quale identificare il corretto bilanciamento tra diritto alla salute e diritto alla privacy, un banco al quale vale la pena sedersi una sola volta e rispondere, sulla base della disciplina europea, una sola volta.

L’eventuale moltiplicazione di modelli – e non delle app che saranno certamente diverse – imporrebbe di ripetere valutazioni e verifica di impatto privacy tante volte quanti fossero i modelli di riferimento e produrrebbe l’effetto di frammentare inutilmente – a fronte di un problema drammaticamente comune – risposte e soluzioni.

Per fortuna, tuttavia, i Paesi europei sembrano, ormai, essersi incamminati tutti lungo una stessa strada: un tracciamento dei contatti e non delle persone, rispettoso della privacy e capace di garantire un adeguato livello di privacy.

Back To Top