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Dalle fragilità emergenti un welfare digitale più forte

Il virus ci ha reso più fragili, pensavamo al tempo del lockdown. Nella Fase2 emerge come la pandemia non abbia fatto altro che rendere visibile ciò che era stato rimosso: lo smantellamento della sanità pubblica, soprattutto territoriale, la crescente diseguaglianza educativa, le inadeguate forme di tutela agli anziani. E allo stesso tempo il distanziamento ha dato spazio a nuove modalità per rispondere ai crescenti bisogni delle comunità.

Nelle prime settimane del lockdown, Cgm ha fatto un primo salto di dimensioni e di offerta. Forte di un radicamento territoriale con 57 consorzi, 700 coop e 40mila lavoratori per un valore della produzione di 1,6 miliardi, il gruppo ha adattato la piattaforma preesistente Cgm Welfare, rivolta alle aziende, declinandola su una più vasta offerta integrata di welfare calata sui bisogni delle realtà territoriali. «Avevamo già sperimentato un’offerta digitale rivolta al pubblico con il Comune di Tradate che fornisce ai cittadini un borsellino virtuale da spendere sulla piattaforma, acquistando servizi delle imprese e delle coop sociali- spiega Giuseppe Bruno, presidente di Cgm – Con l’emergenza abbiamo dato una risposta immediata alle comunità con un’offerta di welfare sia in ambito educativo e di sostegno allo studio sia di servizi alle famiglie.

 

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