skip to Main Content

Decreto Semplificazioni e PA digitale: ecco cosa serve perché sia la volta buona

Le previsioni relative alla trasformazione digitale della Pubblica amministrazionecontenute nel Decreto Semplificazioni (D.L. 76 del 16 luglio 2020) non sono poche e non sono di scarso impatto.

Pur con la cautela che è opportuna nei confronti di un Decreto-legge che deve passare il vaglio parlamentare e può essere ampiamente modificato o addirittura non confermato, è comunque interessante analizzarle.

Qui passiamo in rassegna le più significative, in positivo e – purtroppo – anche le meno riuscite.

 

Deve notarsi come il decreto-legge “emergenziale”, dedicato a molte materie e la cui emanazione è sotto gli occhi dell’opinione pubblica per altri temi, non sia lo strumento più idoneo a riforme di ampia portata sul digitale. La stesura di molte norme denota una certa fretta elaborativa che ha portato a forzature dell’uso del digitale o generalizzazioni che più che semplificare, finiranno con il complicare la vita a molti.

In sostanza, a riforme che – finalmente – molto contribuiranno al definitivo avvio di un rapporto digitale tra stato e cittadino, con la previsione di una data di switch-off verso l’uso di SPID e CIE con il contemporaneo divieto alle amministrazioni di rilasciare propri PIN identificativi, si accompagnano interventi fatti con il machete riformatore anche dove invece occorreva agire con il bisturi di precisione. Sono state eliminate norme importanti, sono state accorpate procedure che dovevano rimanere distinte, sono stati eliminati controlli di legittimità fondamentali, sono stati introdotti obblighi di digitalizzare servizi che non ha senso siano digitali o non ha senso siano fruiti in una app mobile.

L’idea che emerge dal Decreto è quella di ovviare alle complicazioni della Amministrazione italiana forzando dei meccanismi digitali mediante automatismi.

Il sistema può essere condivisibile ma, se questo è il metodo, allora bisogna anche prevedere adeguamenti alle norme di funzionamento e procedurali che regolano i settori in cui operano le Amministrazioni o, quanto meno, dare a qualcuno il potere di farlo.

Questo è il motivo per cui chiunque si sia in passato misurato con questo tipo di riforme non è riuscito ad introdurre meccanismi di questo tipo e, su questo il nuovo Decreto non entra, facendo presagire che molte delle innovazioni introdotte non verranno applicate o non funzioneranno.

 

Continua a leggere su AgendaDigitale

Back To Top