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Didattica inclusiva, l’enorme sfida del covid: così l’ha affrontata la Scuola italiana

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l coronavirus e la conseguente necessità di didattica a distanza ha posto nuove sfide all’inclusione scolastica. Nei confronti dei DVA (alunni diversamente abili), studenti con difficoltà di apprendimento non certificate, con DSA (disturbi specifici di apprendimento) e NAI (Neo Arrivati in Italia). Noi insegnanti abbiamo smesso di occuparci di questi alunni nemmeno durante l’emergenza sanitaria, sia che si trattasse di meningite (dal 7 gennaio, in alcuni comuni Lombardi) che di COVID-19 dal 23 febbraio.

Per capire come la scuola ha affrontato il problema, bisogna premettere che la comunità scolastica è costituita da quattro importanti componenti: alunni, famiglie, docenti e personale ATA (Segreteria amministrativa, Collaboratori scolastici e Assistenti Tecnici).

Tra la componente docenti e quella delle famiglie, ogni hanno viene sottoscritto un Patto di corresponsabilità, che sancisce la collaborazione necessaria e sufficiente per educare ed accompagnare i nostri alunni verso il “successo formativo”, personalizzato per ciascuno di loro, sulla base delle conoscenza, abilità, competenze, potenzialità, attitudini, interessi e motivazioni posseduti. Assumendoci tutta la nostra responsabilità, ci siamo attivati, formati, confrontati e aperti alle risorse del territorio per realizzare la didattica a distanza, assicurando la presenza quotidiana della scuola online, mantenendo un contatto costante con famiglie e alunni. C’eravamo anche per esprimere la nostra comprensione e vicinanza nei numerosi casi di famiglie coinvolte in casi di coronavirus gravi o addirittura mortali. Le famiglie (la maggior parte di loro) hanno apprezzato i nostri sforzi e collaborato con noi.

 

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