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La guerra cyber al potere

Negli ultimi anni i processi di globalizzazione e il graduale cambio di paradigma tecnologico – con l’ormai prossima informatizzazione di ogni aspetto della vita dei cittadini – hanno severamente alterato gli equilibri di potere. Tuttavia, alla concezione prevalentemente gerarchica o top-down del potere i prossimi decenni vedranno l’affermarsi definitivo di una versione più reticolare, trasversale e dunque anche più sfuggente. Il teatro di scontro, il cyberspazio, è di per sé un’astrazione che ha più influenza sulla realtà di quanto non si sia disposti ad ammettere. È dunque cruciale comprendere l’impatto di quella che accademici ed esperti già definiscono una vera e propria rivoluzione nella scienza politica tanto per gli affari internazionali quanto per le questioni domestiche di ogni Stato.

L’era dello sharp power di Paolo Messa – fondatore della rivista «Formiche» e docente alla LUISS Business School – edito da Università Bocconi Editore si presta a mettere in guardia policymakers e cittadini sulla pervasività dei nuovi metodi di diffusione e di manipolazione delle informazioni a scopi, spesso malcelati, che nel gergo della security community sono definiti «short of war».

Ma che cosa si intende con sharp power? È davvero una novità nella panoplia a disposizione delle grandi potenze? La storia, in realtà, ci ha spesso mostrato come la capacità di veicolare determinate informazioni, favorire una narrazione egemonica o destabilizzare regimi politici abbia scandito la lotta per la supremazia. E questo tanto nella costruzione del consenso interno, quanto nelle campagne di infiltrazione all’estero. Due dimensioni che, già durante la Guerra Fredda, si sono spesso sovrapposte. E non è un caso che le moderne tecniche di political warfare siano state concepite e affinate proprio durante l’equilibrio del terrore.

Tuttavia, nell’era del potere organizzato nella scacchiera «tridimensionale», per come l’aveva immaginata Joseph S. Nye, le leggi e i postulati che si pensava inquadrassero il mondo bipolare risultano davvero anacronistici. Come fu per le leggi della fisica classica con l’approdo della teoria della relatività, oggi la nuova rivoluzione scientifica nel campo delle scienze sociali abbraccia un terzo paradigma affiancato all’hard power e al soft power. Ed è proprio a partire dalla problematizzazione di quest’ultimo concetto, ormai entrato di diritto nel vocabolario di qualsiasi ambasciata o centro di ricerca, che l’Autore decide di iniziare la sua riflessione.

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