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In ricordo del Prof. Avv. Lucio Valerio Moscarini. Intervista al Prof. Fabio Addis

Lo scorso 27 giugno è venuto a mancare il Prof. Avv. Lucio Valerio Moscarini, Emerito di Diritto Civile della facoltà di giurisprudenza dell’Università LUISS – Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli, giurista esemplare per la dedizione e l’impegno con cui ha condotto la sua attività accademica e professionale.

 

Lucio Valerio Moscarini, allievo di Francesco Santoro Passarelli – ci ricorda la figlia Anna, Ordinario di Diritto costituzionale e oggi magistrato di Cassazione – ha studiato temi classici del diritto civile, come ad esempio il contratto a favore di terzi e tanti temi di confine tra diritto civile e diritto amministrativo come i contratti pubblici, il risarcimento degli interessi legittimi e moltissimi altri, raccolti in ponderosi volumi di scritti minori. L’attività di mio padre – prosegue Anna Moscarini – è stata inestricabilmente connessa tra l’attività professionale e la ricerca scientifica. Dai suoi ricorsi per cassazione nascevano idee scientifiche che la Corte Suprema ha in più occasioni fatto proprie. Diventato amministrativista con l’istituzione dei TAR, era animato da una passione inestinguibile per il diritto e soprattutto per i diritti dei suoi clienti. Aveva lo stesso atteggiamento e lo stesso scrupolo professionale nei confronti del grande arbitrato di opere pubbliche e del singolo semplice privato con pochissimi mezzi. Restava a lungo in attesa in udienza per difendere anche l’ultimo degli ultimi. Nonostante il suo notevole impegno professionale nel settore degli appalti pubblici passò indenne la stagione di mani pulite, lo ricordo sempre sereno e sicuro quando firmava un lodo o un parere complesso. Mio padre era un uomo estremamente religioso ed ha incarnato, anche nei suoi comportamenti privati, le migliori virtù cristiane. L’amore per mia madre e l’affetto per noi figli avevano vinto il suo naturale pudore dei sentimenti. Era dolce, sensibile, aveva anche l’intelligenza del cuore. Negli ultimi mesi, dopo la morte di mamma, ce l’ha messa tutta per noi figli e mi ha regalato momenti di profonda tenerezza filiale. Abbiamo letto libri sulle montagne, una delle grandi passioni della sua vita. Grazie ai libri e alla magia delle fotografie siamo saliti con la fantasia sui 14 principali ottomila, e su tutte le montagne europee.

 

In ricordo del Professor Moscarini la redazione di DIMT ha intervistato il Professor Fabio Addis, Ordinario di Diritto privato della Sapienza Università di Roma.

 

Nel corso della sua carriera accademica e professionale, il Professore Moscarini può definirsi un precursore, essendo stato tra i primi in Abruzzo a specializzarsi in diritto amministrativo – in concomitanza con l’istituzione dei Tar – e divenendo il maestro di molti altri giovani professionisti. Lei, Professor Addis, sin da giovane ha avuto modo di collaborare con il Professor Moscarini, ad esempio nel progetto di ricerca «Governo del territorio e “proprietà regionalizzata”. Profili problematici e premesse metodologiche».In quel periodo, quali sono state le qualità accademiche del Professore che hanno maggiormente influito sulla Sua formazione? E qual è a Suo avviso il contributo di maggiore interesse e attualità sviluppato dal Professore in questa materia?

Prof. Fabio Addis : La mia collaborazione col Professor Moscarini ebbe inizio nel 1989 quando – su indicazione del prof. Benedetti – mi recai a trovarlo nella sede universitaria – la LUISS – nella quale si era da poco trasferito. Il mio Maestro teneva molto a questo incontro perché era convinto che da esso avrei potuto ricevere stimoli intellettuali che avrebbero notevolmente arricchito la mia formazione. E così fu. All’ora convenuta, trovai il Professor Moscarini seduto al centro di un grande tavolo e accanto a lui vi era il compianto Rodolfo Mazzei, che ricordo sempre con grande affetto. Ascoltavano con pazienza e attenzione i giovani laureandi che stavano preparando la tesi e così mi sedetti anche io e rimasi in attesa. Dopo più di un’ora, andato via anche l’ultimo studente, il Professore mi espose le grandi linee del progetto di ricerca che è stato poc’anzi ricordato e che aveva concepito insieme al Prof. Franco Gaetano Scoca. Fui subito “arruolato” e così ebbe inizio un percorso di studi che mi portò ad approfondire ambiti tematici che mai avrei immaginato. L’idea di fondo era animata dall’intento di condurre una verifica analitica delle possibili influenze della legislazione regionale sulle situazioni giuridiche soggettive dei privati in un’epoca storica nella quale imperava il dogma – reso quasi sacrale dal granitico orientamento della Corte costituzionale – che il diritto privato costituisse una “materia”, chiusa e definita, come tale intangibile dalle leggi regionali, in guisa che ogni sconfinamento in quest’ambito avrebbe dovuto per ciò stesso considerarsi costituzionalmente illegittimo. Il Professor Moscarini non solo non prestava adesione a queste idee, che reputava schematiche e aprioristiche, ma era interessato a condurre una verifica puntuale e tendenzialmente completa, volta ad accertare se, al di là di queste enunciazioni, il diritto “vivente” fosse andato oltre i limiti che in tal modo gli venivano posti. L’esito della ricerca dimostrò che aveva ragione. Su questa scia io iniziai a concepire uno studio monografico dedicato al diritto privato regionale, che Egli incoraggiò con entusiasmo, ma entrambi dovemmo prendere atto del “no” categorico del Professor Benedetti. Motivazione: si tratta di un’area posta al confine tra diritto pubblico e diritto privato. Se la può consentire il Professor Moscarini, che ha già dimostrato di essere un eccellente privatista, ma non certo tu, che ancora hai tutto da dimostrare nel campo degli studi del diritto civile! E così condensai i miei studi sulla materia in un lungo saggio apparso sulla Rivista del diritto civile nel 1994 e mi volsi alla ricerca di argomenti di studio che potessero andare esenti da queste critiche. In questo breve racconto, al quale potrebbe obiettarsi che io abbia parlato più di me che del Professor Moscarini, si cela, in realtà, la qualità accademica che, a mio avviso, più lo ha caratterizzato e meglio lo descrive: una inestinguibile curiosità intellettuale unita a una dose non comune di coraggio, che gli ha consentito di battere strade spesso inesplorate o considerate sconvenienti secondo paradigmi tanto tradizionali quanto obsoleti. Certo è che il Professor Moscarini amava proprio le linee di confine, in particolare avvertiva il fascino dell’intersezione tra diritto pubblico e diritto privato e si mostrava sempre insofferente rispetto a partizioni e steccati che a Suo avviso avevano solo una giustificazione scolastica ma recavano danno alla comprensione dell’ordinamento giuridico nella complessità delle sue articolazioni. Tale innata propensione qualche volta gli è anche costata l’accusa – rivoltagli pure da cari amici – di essere un “tuttologo” ma Egli ci rideva su e davvero non se ne curava anche perché in effetti era attratto da ogni possibile aspetto del diritto positivo mentre si mostrava spesso insofferente verso costruzioni concettuali delle quali non riusciva a cogliere immediatamente le implicazioni pratiche in termini squisitamente rimediali. In fin dei conti – diceva spesso – “io sono un avvocato prima ancora che un professore universitario”. E qui, forse, più che sminuirsi, voleva rimarcare la sua distanza non tanto dall’Accademia ma dal novero di quei professori universitari che reputava inutilmente impegnati in dispute sterili perché prive di chiare ricadute applicative.

In questa luce acquista pieno significato e trova compiuta spiegazione la circostanza che uno tra i più significativi contributi – se non proprio il più significativo – che egli abbia offerto al progresso degli studi giuridici sia costituito dalle riflessioni sulla risarcibilità del danno conseguente alla violazione di interessi legittimi, tema che per Lui ha costituito oggetto di perseverante simpatia e che infine gli ha offerto una soddisfazione che raramente capita a chi fa questo mestiere, visto che gli sforzi profusi sono valsi a scardinare un antico e consolidato orientamento giurisprudenziale, inaugurando così una stagione nuova, che idealmente possiamo considerare ancor oggi illuminata dalla chiarezza che vi ha portato il Professor Moscarini.

 

Nel 2016 ha redatto il saggio «Sull’excursus giurisprudenziale del “caso Renault”», presente nel volume “Diritto privato e interessi pubblici.” Scritti in onore del prof. Lucio Valerio Moscarini. Come questo scritto, oggi, può ricordare gli studi del Professore?

Prof. Fabio Addis: La risposta a questa domanda per me è agevole e l’ho già data all’interno del volume che abbiamo dedicato al Professore. Con riguardo alla ormai celebre sentenza della Suprema Corte 18.9.2009, n. 20106 (passata alla storia per aver deciso il famoso caso Renault), notavo infatti che in essa trova definitiva sconfessione “l’idea, invero dura a morire, che le scelte di autonomia operate dai privati possano giovarsi di un regime di sostanziale immunità” e qui collegavo tale notazione al pensiero del Professor Moscarini, il quale, qualche anno prima, riflettendo sul tema del “contratto giusto”, ebbe modo di affermare che il principio di libertà contrattuale, nonostante tutto, rimane il valore di fondo recepito dall’ordinamento giuridico pur nella complessa evoluzione di un sistema normativo sempre più policentrico, disarticolato e valoriale.

 

Per concludere, ci può raccontare un ricordo del Professore non solo come giurista ma anche come Uomo? 

Prof. Fabio Addis: Avrei molti ricordi che la memoria mi consentirebbe di evocare e perciò preferisco limitarmi a quelli che – tra il serio e il faceto – mi sono rimasti più vivi secondo un’ideale scala ascendente personale che fa della memoria una leggenda e infine della leggenda un mito. Torno perciò proprio all’inizio, a quel giorno di luglio del 1989, in cui per la prima volta andai a trovare il Professor Moscarini. Era un giorno caldissimo, tanto afoso che quasi non riuscivo a respirare. Nella stanza nella quale era seduto il Prof. Moscarini, però, le finestre erano chiuse e non perché vi fosse l’aria condizionata. Dopo un po’, notando peraltro che il Professore indossava un vestito di velluto marrone che non avrei esitato a qualificare come un abito invernale, mi accorsi che Egli, a differenza di tutti noi, non solo non sudava ma non dava segno alcuno d’insofferenza. E così gli anni successivi furono spesso accompagnati dal racconto del Professore che ci diceva sempre della sua paura del freddo e soprattutto del mitico “brivido” dal quale Egli cercava di con ogni cura di preservarsi, costringendo noi tutti, che gli siamo stati vicini, a tremende sudate, specie quando, accompagnandolo in auto d’estate, eravamo costretti a tenere i finestrini chiusi e ovviamente l’aria condizionata rigorosamente spenta.

Non voglio eccedere ma un altro ricordo penso che ci possa stare. Esami di Diritto civile alla LUISS. Come di consueto, tanti giovani (o meno giovani) assistenti dislocati nell’aula, dai quali gli studenti si recavano a sostenere la prima parte dell’esame, superata la quale si aveva diritto a sostenere la seconda parte dell’esame col Prof. Moscarini. E qui ogni volta si ripeteva un rito – anch’esso presto diventato leggenda e poi mito. Il Professore prendeva il testo delle Dottrine generali di Santoro Passarelli o il volume Prelazione e retratto, guardava lo studente che gli si era seduto di fronte e… pausa di tensione… apriva casualmente il libro, leggeva che cosa vi era scritto nella pagina offerta dalla sorte alla sua attenzione e infine formulava la domanda, che dunque poteva cadere nel modo più imprevedibile su qualsiasi punto del programma. Sì, perché il Professore prendeva molto sul serio l’operato della Dea Bendata e ad esso rigorosamente si atteneva, con la conseguenza che le sue domande potevano riguardare davvero qualsiasi aspetto, anche il più marginale e impensabile, della materia. Era un momento temutissimo dagli studenti, dai quali più di una volta abbiamo visto provenire malcelate imprecazioni ma anche, più raramente, sussulti di gioia. A tanta spietata casualità, però, faceva costantemente riscontro un atteggiamento mite, paziente, quasi paterno e il giudizio era sempre più benevolo di quello che mi sarei atteso. E infatti, qualche volta, mi diceva: “Fabio, ma come sei severo! Dobbiamo essere più buoni con gli studenti…”.

Anche Dimt desidera omaggiare la memoria del Professor Moscarini ripubblicando dagli Scritti in suo onore il saggio del nostro Direttore Scientifico Prof. Avv. Alberto Gambino dal titolo «Prospettive per un diritto comune europeo della vendita. La nota informativa”.

 

 

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