skip to Main Content

L’Italia e la digitalizzazione: un percorso difficile… “eppur si muove”

di

Andrea Colaruotolo*

Nell’ambito del ciclo di “Incontri con i Protagonisti” dell’InnoLawLab – Laboratorio di Diritto dell’Innovazione del Corso di Giurisprudenza dell’Università Europea di Roma, mercoledì 3 aprile sono intervenuti il Commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, Luca Attias, l’Assessore per lo sviluppo digitale di Roma Capitale, Flavia Marzano, e il CTO della Corte dei Conti Michele Melchionda, alla presenza dei Professori dell’InnoLawLab Andrea Stazi, Guido Scorza e Marco Scialdone.

Ad avviso del Commissario straordinario Luca Attias, “La trasformazione digitale non è un’opzione ma una necessità”. Si rende così necessaria la creazione di una catena del valore incentrata su innovazione, managerialità e trasparenza per contrastare la cd. maladministration. L’elaborazione a livello nazionale di una strategia tecnologica costituisce una sfida oramai improcrastinabile ed ineludibile nonché un’importante occasione di rilancio del Paese. Infatti, l’attuale contesto organizzativo, normativo e manageriale risulta fallimentare. Tanto è vero che all’interno del ranking 2018 Digital Economy and Society Index (DESI), l’Italia si colloca nelle ultime posizioni. Occorre, quindi, una maggiore consapevolezza dell’emergenza digitale del Paese che pervade trasversalmente tutti i settori.

Sotto il profilo tecnologico, la Pa si presenta come una realtà estremamente frammentata e parcellizzata. A sostegno di quanto affermato, si contano in Italia 14.000 Amministrazioni, 11.000 data center, 25.000 siti web e 160.000 basi di dati. Ed ancora, è stata evidenziata la presenza di circa 30.000 centrali di committenza. Il difetto di una strategia di coordinamento unitaria comporta a livello di ogni Ente locale la replicazione delle medesime funzioni con conseguente notevole dispendio di risorse pubbliche e di costi.

Secondo il Commissario straordinario Luca Attias, si assiste così alla formazione di tante “monarchie assolute” o “città stato”, ciascuna delle quali indipendente l’una dall’altra. Manca, dunque, una logica di sistema e una condivisione delle informazioni. Inoltre, l’estrema eterogeneità digitale comporta la verificazione del cd. “deadlock” tecnologico, un fenomeno in cui due processi si ostacolano a vicenda a causa dell’assenza di una visione d’insieme. Peraltro, la frammentazione tecnologica della Pa solleva anche un problema di cybersecurity.

Ciò posto, per il dott. Melchionda “la trasformazione digitale richiede un radicale cambiamento nel modo in cui la Pubblica Amministrazione comunica, collabora, opera e si interfaccia con le soluzioni tecnologiche”.

Per il superamento dell’emergenza digitale, il Governo ha avviato un Piano triennale, elaborato su un modello sistemico di gestione delle tecnologie, improntato su uno stile di management agile e basato su una chiara governance dei livelli della Pa. Nell’ottica dell’Esecutivo, l’elaborazione di una strategia digitale è parte essenziale nella costruzione del sistema operativo Paese nonché struttura portante per migliorare la qualità della vita dei cittadini. A tal fine, bisogna considerare prioritario il principio “Digitale per definizione” nell’ambito dell’erogazione dei servizi pubblici.    

L’attuale voce di spesa per lo sviluppo digitale dell’Italia si aggira sui 5,6 miliardi di euro. Come sottolineato dal Commissario straordinario, non si tratta di una questione quantitativa bensì qualitativa. L’interrogativo corretto, infatti, riguarda le modalità di utilizzo e di gestione della di risorse investite. Per il dott. Melchionda, quindi, occorre l’avvio di un percorso di centralizzazione della programmazione e della spesa pubblica nonché il coordinamento di tutti gli interventi in tema di trasformazione digitale. La modernizzazione dell’Amministrazione esige infrastrutture adeguate e personale competente. Emerge, dunque, la necessità di un processo di sanificazione volto a rendere maggiormente proficuo ed efficiente l’utilizzo delle risorse investite a tutti i livelli al fine di incrementare il benessere dei cittadini.

Peraltro, lo sviluppo del digitale rappresenta anche un importante strumento nel contrasto al malcostume, alla corruzione e all’individualismo all’interno della PA mediante l’ostensibilità dei dati e l’accesso trasparente alle informazioni.

Sullo stesso ordine di argomentazioni, si è collocato l’intervento dell’Assessore del Comune di Roma Flavia Marzano. Centrale nell’operato della Giunta capitolina, infatti, è la concezione di un’Amministrazione protagonista delle proprie scelte tecnologiche. L’idea è quella di rendere Roma un laboratorio nazionale per la trasformazione digitale. Innovazione e digitalizzazione sono i parametri guida per la modernizzazione dell’intera macchina burocratica capitolina.

In particolare, gli obiettivi di intervento della Giunta si concentrano su open government, competenze digitali, servizi e connettività. A livello di amministrazione locale, è stato dato un forte impulso agli open data e al riuso dei dati. Tra gli altri, di particolare rilievo è il progetto relativo alla realizzazione della Casa digitale del cittadino.

In conclusione dinanzi alla sfida della digitalizzazione, secondo l’Assessora per Roma semplice Flavia Marzano, occorrono consapevolezza, prontezza e accettazione.

* Dottorando di ricerca presso l’Università Europea di Roma

 

Back To Top