Entro la fine del 2024 sapremo se la democrazia sopravviverà nel mondo oppure no. Secondo il Center for American Progress, un istituto politico statunitense, quest’anno si recheranno alle urne oltre 2 miliardi di elettori in 50 Paesi. I fari sono puntati sull’impatto che l’intelligenza artificiale avrà sul processo democratico.

Secondo Luciano Floridi, direttore del Centre for Digital Ethics dell’Università di Yale, l’AI potrebbe avere effetti positivi e negativi. «Negli Stati Uniti, il Partito repubblicano e quello democratico stanno utilizzando l’intelligenza artificiale per raggiungere le persone con offerte politiche personalizzate, attraverso l’analisi dei dati. Se per esempio, sono un elettorale indeciso e ho a cuore il tema dell’aborto, il Partito democratico potrà preparare per me un messaggio preciso, focalizzato proprio su come i Dem intendano affrontare l’argomento. Questo coinvolge e mobilita la popolazione al voto. Gli effetti negativi, invece, sono enormi e diffusi in un contesto che vede miliardi di persone andare alle urne, perché l’AI può manipolare i cittadini con informazioni false o tendenziose, attraverso contenuti di altissima qualità, realizzabili in modo molto poco costoso, con precisione, e in quantità industriale».

L’intelligenza artificiale sta creando una “democratizzazione” della disinformazione e se nel 2016, la Russia ha impiegato 12milioni di dollari e 400 persone per influenzare il risultato delle elezioni statunitensi, oggi basterebbero meno di 1.000 dollari e piccoli gruppi di individui per mettere in piedi una campagna di disinformazione efficace.