Massimo Proto, Ordinario di Diritto privato, è di ruolo presso l’Università degli Studi Link…
Cosa resterà della neutralità della rete con il 5G
(Via Agenda Digitale)
Si parla frequentemente di un potenziale conflitto tra norme europee sulla net neutrality (“NN”) e 5G, che potrebbe mettere in pericolo gli importanti investimenti richiesti per l’installazione delle nuove reti. La questione nasce soprattutto dal cosiddetto slicing e dalle caratteristiche intrinseche della tecnologia 5G che consentiranno di allocare virtualmente distinte bande di connettività ottimizzate per servizi innovativi e ad alta qualità, in maniera peraltro simile a quanto già avviene attualmente con le VPN o con numerosi servizi business managed.
Questa versatilità del 5G sta creando grande attesa nei campi dell‘internet delle cose (IoT), delle macchine intelligenti (connected cars), delle smart city e delle smart home, così come per molte applicazioni potenzialmente connesse con l’intelligenza artificiale.
Da qui nasce appunto un tema regolamentare sostanziale: poiché il percorso verso il 5G sembra preludere ad un futuro mercato delle comunicazioni in cui la fornitura di connettività differenziata potrebbe diventare prevalente, occorre domandarsi cosa resterà del principio della NN secondo cui, nella rete Internet, il trattamento differenziato dovrebbe invece essere eccezionale e comunque giustificato da circostanze obiettive.
Nonostante il dibattito di cui sopra, il tema di questa presunta incompatibilità tra 5G e NN non è però ancora riuscito a superare lo stadio di dissertazione teorica ed a materializzarsi in qualche cosa di tangibile. L’allarme lanciato da parte dell’industria delle telecomunicazioni sembra piuttosto riflettere la preoccupazione di non riuscire a sostenere i pesanti investimenti necessari per il 5G, per cui il richiamo ad un rilassamento delle regole della NN sarebbe perlopiù finalizzato a creare maggiori ritorni economici per finanziare tali nuove reti.
Tuttavia, l’industria delle telco non è ancora riuscita ad indicare dei business case concreti il cui sviluppo sia effettivamente ostacolato dalla neutralità delle rete. La stessa agenzia europea BEREC ha esaminato il tema e, pur assicurando vigilanza sullo sviluppo delle nuove reti, nel suo parere del 6 dicembre 2018 ha concluso che per il momento non si ravvisano casi concreti di servizi 5G impediti dalle norme europee sulla NN: “BEREC is not aware of any concrete example given by stakeholders where the implementation of 5G technology as such would be impeded by the Regulation (n. 2015/2120: ndr)”. Conclusioni analoghe sono state raggiunte dalla Commissione europea in un rapporto del 30 aprile 2019 (Report from the Commission to the European parliament and the Council on the implementation of the open internet access provisions of regulation 2015/2120).
Essendo lo sviluppo delle reti 5G ancora agli albori, non si sono ancora largamente diffusi i servizi innovativi per i quali vi è grande attesa. Questo è il principale motivo per cui il dibattito è ancora teorico. Tuttavia, le regole europee sulla NN, per la precisione il regolamento europeo 2120/2015, esistono ormai da alcuni anni e pertanto, sulla base della prassi registrata fino ad ora, un’analisi preliminare non appare impossibile.
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