Il 5 agosto, la morte di colui che Montanelli definì “il principe del giornalismo televisivo”…
“Italia 2020”, il cambio di paradigma nel rapporto tra finanza e Agenda Digitale
In un volume edito da Bancaria Editrice e curato da Paolo Garonna (Febaf) e Stefano Parisi (Confindustria Digitale) i contributi di autorevoli esponenti del mondo bancario, assicurativo, accademico e dell’industria ICT italiana. Obiettivo: tracciare la strada della collaborazione tra gli operatori finanziari e la PA all’interno della cornice dello sviluppo dell’ICT “Quella che definiamo ormai tutti Agenda Digitale è tema talmente centrale per lo sviluppo del Paese che va al di là degli interessi specifici e della partnership che abbiamo avviato tra industria dell’ICT e comparto finanziario. Tutti avremmo e avrebbero un grande vantaggio se questo Paese fosse molto più digitale”. È così che il Segretario Generale di Febaf Paolo Garonna e il Presidente di Confindustria Digitale Stefano Parisi aprono il volume da loro curato “Italia 2020: finanza e ICT per l’Agenda Digitale“. Edito da Bancaria Editrice, il libro raccoglie i contributi di autorevoli esponenti del mondo bancario, assicurativo, accademico e dell’industria ICT italiana, tutti impegnati nel tracciare la strada che porta al compimento di un salto di qualità mediato dalle nuove tecnologie in ognuno dei loro settori di competenza e in rapporto alla digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Sullo sfondo la consapevolezza che il settore pubblico è “protagonista, oltre che stakeholder di riferimento dei nostri settori, di ogni iniziativa tesa a modernizzare il Paese per adeguarlo a standard pienamente europei”. Dalla normazione alla collaborazione industriale, dalla qualità della spesa pubblica in materia di ICT al ruolo dell’Agenzia per l’Italia Digitale fino ad una innovativa gestione dei servizi e allocazione dei capitali finanziari nell’ottica di generazione di opportunità per i nuovi attori che si affacciano al mercato; sono queste le principali direttrici sulle quali si sviluppano contributi come quello di Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia e Imprenditorialità alla Sda-Bocconi, il quale apre con queste parole una disamina sulle opportunità aperte per banche e imprese dal cloud computing e sul ruolo che lo Stato riveste per la creazione della domanda nel settore:
“La vera innovazione non rende digitali i vecchi processi. Li rende inutili”
Come a dire: non bisogna digitalizzare ciò che prima era analogico, ma cambiare il paradigma con il quale si svolgevano i processi stessi, ribaltare il “mindset dominante”, per usare le parole di Davide Passero, ad di Genertel impegnato nell’illustrazione dei presupposti per lo sviluppo di un mercato assicurativo digitale. È focalizzato sugli scenari aperti dalla rivoluzione digitale nel settore bancario, invece, il contributo di Giancarlo Capitani (NetConsulting), che vede proprio nelle nuove tecnologie l’unica strada per perseguire obiettivi irrinunciabili e contrapposti come il “recupero di produttività” e la “riduzione dei costi”; un percorso che passa per la dematerializzazione dei documenti e dal miglioramento delle relazioni col cliente tramite maggiore interazione in stile social network e profilazione. Aspetti che permeano anche le mosse che sembra costretto a compiere il settore assicurativo, come sottolineato dallo stesso Capitani e ribadito dal presidente dell’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici (Ania) Aldo Minucci, il quale parla di sempre più raffinati meccanismi di gestione dei dati dei clienti e di personalizzazione del rapporto con loro. Ricorre il tema della dematerializzazione e della tracciabilità di pratiche e documenti, importante soprattutto dal punto di vista di chi fruisce dei servizi. “Per noi banche – è la chiosa di Pierfrancesco Gaggi (Abi-Lab) – sono sul tavolo delle questioni estremamente rilevanti: quelle della firma digitale, della conservazione dei documenti e dei pagamenti elettronici verso la Pa”. Quest’ultimo è uno dei temi centrali anche nell’intervento di Gian Bruno Mazzi (Sia-Spa), mentre Giovanni Sabatini (Abi) parla dell’Agenda Digitale per l’industria bancaria, messa a punto nel marzo 2012. Ma i dati che sempre più spesso sottolineano quanto l’Italia, in materia di ICT, si trovi a rincorrere da lontano i Paesi più virtuosi d’Europea, rendono inevitabili le analisi sulle note dolenti, sulle cause di tale situazione. Luigi Cannari, economista della Banca d’Italia, descrive un contesto dove più che mancare le iniziative volte ad innovare si fa fatica a trovare traccia di azioni orientate a creare un contesto generale ricettivo delle iniziative stesse. Detto in poche parole: incentivi per chi fa impresa, incentivi per le start-up. Temi approfonditi da Alessandra Bechi (Aifi), Alberto Tripi (Almaviva), secondo il quale le “banche devono tornare ad essere industria”, e Mario Dal Co, dirigente dell’Agenzia per l’Italia Digitale. E se Manuela Mazzoleni (Assogestioni) concentra la sua attenzione sull’Industria del risparmio gestito, per Stefano Venturi (HP-Italia) è importante risolvere quello che si pone principalmente come problema culturale in materia di utilizzo delle nuove tecnologie, soprattutto perché “anche i cittadini più recalcitranti saranno sempre più obbligati dallo Stato ad utilizzarle”. La testimonianza di Giovanni Pirovano, membro del comitato di presidenza Abi con delega all’innovazione tecnologica, chiude la carrellata disegnando il quadro delle principali iniziative e della road-map dell’Associazione. 1 marzo 2014