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Il nuovo meccanismo dello sportello unico all’interno della caotica disciplina del trattamento transfrontaliero dei dati personali. La Corte di Giustizia si pronuncia sulla corretta interpretazione dell’Istituto

Il nuovo meccanismo dello sportello unico all’interno della caotica
disciplina del trattamento transfrontaliero dei dati personali.
La Corte di Giustizia si pronuncia sulla corretta interpretazione dell’Istituto.

di

Angelo Napoli

Università degli studi di Salerno

 

 

SOMMARIO:

1. La vicenda

2. Il trattamento transfrontaliero di dati personali: gli aspetti conflittuali del rapporto tra Unione Europea e Stati Uniti

3. La ripartizione dei poteri tra le autorità all’interno del nuovo quadro normativo europeo

4. Rilievi conclusivi

 

La sentenza interpretativa della Corte di Giustizia emessa nella causa C-645/19 verte sul nuovo istituto dello sportello unico, recentemente introdotto dal GDPR, e sul ruolo ricoperto dalle autorità garanti in caso di trattamento transfrontaliero di dati personali. Più di precipuo, i giudici europei hanno evidenziato come, nella ripartizione dei poteri tra le diverse amministrazioni preposte alla tutela dei dati personali, sia sempre necessario assicurare il rispetto delle disposizioni del regolamento, il cui obiettivo è quello di garantire una cooperazione e collaborazione tra tutte le autorità che entrano in gioco in un determinato procedimento.

Evidente è la finalità unificatrice della normativa di nuova specie, volta ad offrire una maggiore certezza del diritto e, conseguentemente, ad evitare che, in caso di illecito trattamento transfrontaliero di dati personali di internauti provenienti da più Stati, i garanti nazionali possano procedere ciascuno forte della propria autonomia. Invero, lasciando a questi ultimi la libertà di agire secondo le proprie regole, introducendo svariati procedimenti sulla medesima questione, con esiti presumibilmente differenti a causa delle diverse normative applicate dalle autorità giudiziarie chiamate a pronunciarsi, si alimenterebbe una caotica disorganizzazione processuale. Pertanto, l’intento è quello di creare uno stretto dialogo tra le autorità, che assicuri una tutela uniforme e rispettosa dei principi europei.

Il provvedimento de quo, inoltre, concede lo spunto per una serie di riflessioni sulla circolazione dei dati personali al di là dei confini nazionali ed europei: in particolare, è qui utile ripercorrere l’evoluzione del rapporto tra Unione Europea e Stati Uniti volto a garantire una protezione sempre più stringente ai cittadini europei che forniscono dati alle imprese oltreoceano, nonché porre l’attenzione sulle problematiche ancora in atto su tale argomento.

 

 

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