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La Commissione europea interviene sulle tariffe unbundling

di Serena Rossi Lo scorso 21 ottobre, la Commissione europea ha invitato l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (da qui anche Agcom) a rivedere l’aumento del canone di unbundling, ovvero quello che pagano gli operatori alternativi a Telecom per usufruire della sua rete ed offrire servizi completi ai loro utenti, che, secondo quanto stabilito dall’Autorità garante, dovrebbe passare da 8,49 a 8,70 euro al mese, tariffa decisamente troppo alta per i consumatori finali. La richiesta è stata espressa tramite una missiva inviata dalla Commissione al garante italiano, nella quale l’Organo comunitario ha formulato il proprio accordo con il calcolo dei prezzi all’ingrosso per l’accesso alla Rete di Telecom Italia (basato su una metodologia imposta dalla stessa Unione Europea, che riproduce i costi sostenuti da un operatore efficiente che gestisce una rete in rame di nuova costruzione in un mercato competitivo), rilevando, però, che l’approccio usato per stimare i costi commerciali e di manutenzione non apparirebbe coerente con tale metodologia, in quanto il regolatore non sembrerebbe aver utilizzato i dati di una società efficiente che gestisce una rete in rame di nuova costruzione. L’errore di fondo dell’Authority sarebbe stato quello di aver calcolato i prezzi di unbundling considerando una rete vecchia e non abbastanza efficiente, invece di tenere conto di quanto spenderebbe un operatore efficiente, che gestisce una rete in rame di nuova costruzione. Da qui, il “rischio che gli operatori concorrenti di Telecom si trovino a dover pagare prezzi più elevati di quelli generalmente esigibili per un accesso di alta qualità a una rete moderna”, che giustificherebbe la conseguente richiesta di revisione delle suddette tariffe. In sostanza, la Commissione europea ha approvato il modello generale con cui l’Autorità ha calcolato le tariffe di unbundling, ma ha chiesto una revisione delle stesse limitatamente ai costi commerciali e di manutenzione. Inoltre, per quanto riguarda i requisiti di qualità che Telecom Italia dovrà soddisfare prima di procedere ad un aumento dei prezzi, la Commissione ha invitato l’Agcom a “illustrare con precisione le richieste presentate a Telecom Italia in modo da garantire la certezza regolamentare a tutti gli operatori di mercato”, specificando che“i prezzi risultanti dovranno fornire indicazioni di investimento chiare sia a chi richiede sia a chi fornisce l’accesso e garantire ai consumatori prezzi equi per l’accesso all’internet ad alta velocità”. Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha annunciato che “l’Agcom terrà in massimo conto le osservazioni della Commissione europea e prenderà una decisione finale nelle prossime settimane”, precisando inoltre che “l’interlocuzione con la Commissione europea è stata ampia, approfondita e soddisfacente”. Da ultimo, il Presidente ha voluto sottolineare l’importanza dell’intervento dell’Organo comunitario, che ha “colto la novità di un meccanismo ad incentivi che condiziona i futuri aggiustamenti, meccanismo che, va meglio messo a punto”. Lo scorso 21 ottobre, la Commissione europea ha invitato l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (da qui anche Agcom) a rivedere l’aumento del canone di unbundling, ovvero quello che pagano gli operatori alternativi a Telecom per usufruire della sua rete ed offrire servizi completi ai loro utenti, che, secondo quanto stabilito dall’Autorità garante, dovrebbe passare da 8,49 a 8,70 euro al mese, tariffa decisamente troppo alta per i consumatori finali. La richiesta è stata espressa tramite una missiva inviata dalla Commissione al garante italiano, nella quale l’Organo comunitario ha formulato il proprio accordo con il calcolo dei prezzi all’ingrosso per l’accesso alla Rete di Telecom Italia (basato su una metodologia imposta dalla stessa Unione Europea, che riproduce i costi sostenuti da un operatore efficiente che gestisce una rete in rame di nuova costruzione in un mercato competitivo), rilevando, però, che l’approccio usato per stimare i costi commerciali e di manutenzione non apparirebbe coerente con tale metodologia, in quanto il regolatore non sembrerebbe aver utilizzato i dati di una società efficiente che gestisce una rete in rame di nuova costruzione. L’errore di fondo dell’Authority sarebbe stato quello di aver calcolato i prezzi di unbundling considerando una rete vecchia e non abbastanza efficiente, invece di tenere conto di quanto spenderebbe un operatore efficiente, che gestisce una rete in rame di nuova costruzione. Da qui, il “rischio che gli operatori concorrenti di Telecom si trovino a dover pagare prezzi più elevati di quelli generalmente esigibili per un accesso di alta qualità a una rete moderna”, che giustificherebbe la conseguente richiesta di revisione delle suddette tariffe. In sostanza, la Commissione europea ha approvato il modello generale con cui l’Autorità ha calcolato le tariffe di unbundling, ma ha chiesto una revisione delle stesse limitatamente ai costi commerciali e di manutenzione. Inoltre, per quanto riguarda i requisiti di qualità che Telecom Italia dovrà soddisfare prima di procedere ad un aumento dei prezzi, la Commissione ha invitato l’Agcom a “illustrare con precisione le richieste presentate a Telecom Italia in modo da garantire la certezza regolamentare a tutti gli operatori di mercato”, specificando che“i prezzi risultanti dovranno fornire indicazioni di investimento chiare sia a chi richiede sia a chi fornisce l’accesso e garantire ai consumatori prezzi equi per l’accesso all’internet ad alta velocità”. Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha annunciato che “l’Agcom terrà in massimo conto le osservazioni della Commissione europea e prenderà una decisione finale nelle prossime settimane”, precisando inoltre che “l’interlocuzione con la Commissione europea è stata ampia, approfondita e soddisfacente”. Da ultimo, il Presidente ha voluto sottolineare l’importanza dell’intervento dell’Organo comunitario, che ha “colto la novità di un meccanismo ad incentivi che condiziona i futuri aggiustamenti, meccanismo che, va meglio messo a punto”.

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