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Il bilancio del mandato di Calabro’ all’Agcom

di Redazione Diritto Mercato Tecnologia
Oggi, 2 maggio 2012, il Presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, AGCOM, Corrado Calabrò ha presentato in Senato il bilancio del suo mandato durato dal 2005 al 2012.
Numerosi i punti toccati nella relazione di accompagnamento al bilancio ad incominciare da un’analisi sullo stato delle infrastrutture nel settore delle comunicazioni che vede l’Italia in forte ritardo rispetto agli altri Paesi dell’Unione come comprovato dal ritardo nello sviluppo della banda larga che costa all’Italia tra l’1 e l’1,5% del Pil evidenziando che “senza infrastrutture a banda ultra larga i sistemi economici avanzati finiscono su binari morti”. Secondo Calabrò, infatti, “c’è ancora scarsa consapevolezza delle potenzialità globali delle tecnologie della società dell’informazione; il che relega queste ultime a uno dei tanti strumenti di sviluppo economico, mentre esse possono invece dare una spallata a un sistema imballato”.
Sul versante della tutela del diritto d’autore – tema che l’AGCOM ha affrontato negli ultimi anni di attività con studi, consultazioni pubbliche e numerose audizioni volte all’emanazione di un regolamento quanto più possibile condiviso – Calabrò ha evidenziato che finché non verrà adottata una norma interpretativa che chiarisca le competenze dell’Autorità in materia è opportuno che non venga adottato il regolamento, pur sottolineandone l’equilibrio raggiunto nell’ultima versione.
Nel prosieguo della relazione è stato messo in luce il  peso del settore tlc sul Pil, pari al 2,7%, con una ripartizione tra telefonia mobile e fissa a vantaggio della prima; tale dato si ricava dall’elevato numero di sim attivate sul territorio, oltre una e mezza per abitante, ma soprattutto nella grande diffusione degli smartphone, che sono ormai circa il 30% del totale dei telefonini.
Nella portabilità del numero telefonico siamo ai primi posti, con 30 milioni di passaggi (dal 2006) e con tempi ridotti a un giorno lavorativo, contro i 20 di media di tre anni fa. I cambi di operatore negli ultimi 12 mesi hanno superato i 9 milioni, dato record in Europa.
“Malgrado il successo di Internet, l’Italia è tuttora un Paese teledipendente” – aggiunge Calabrò – come dimostra il maggior riconoscimento dell’autorevolezza di quest’ultima nella fornitura delle informazioni, nonostante il largo impiego di internet per il recupero e la verifica delle notizie. Nonostante questo dato, secondo il Presidente uscente deve essere aggiornata la normativa in materia di par condicio tenendo conto delle mutazioni subite dalla comunicazione televisiva (specie con l’inserimento dei politici nei programmi informativi) nonché in relazione all’incalzante realtà di Internet. L’impianto normativo attuale si è comunque dimostrato un indispensabile strumento a tutela della democrazia in questi anni, grazie anche all’attenta e pronta applicazione fatta dall’Autorità, come comprovato dal fatto che nessun provvedimento adottato sia mai stato annullato o riformato dal giudice amministrativo nonostante le numerose impugnazioni.
Parlando di televisione Calabrò si è soffermato sulla situazione della RAI spiegando che “nei limiti della propria competenza, l’Autorità ha tentato di promuovere una riforma della RAI che la svincolasse dalla somatizzata influenza politica e ne reimpostasse l’organizzazione con una governance efficiente, una migliore utilizzazione delle risorse e la valorizzazione del servizio pubblico”. Tutte le proposte presentate, tuttavia, non sono mai state accolte nonostante fossero equilibrate e agevolmente implementabili.
Il Presidente Calabrò ha chiuso la propria relazione con un plauso all’Autorità per il risparmio che il suo intervento ha portato nelle tasche dei consumatori. I provvedimenti dell’Agcom sul mercato mobile, in interazione con la concorrenza, “hanno determinato un potenziale risparmio per i consumatori di circa 4,5 miliardi di euro” tra 2005 e 2011, secondo i dati presentati, che sottolineano come le Tlc rimangano l’unico servizio con una dinamica marcatamente antinflattiva. “La crescente e consolidata la presenza sul mercato italiano di grandi gruppi multinazionali in aperta competizione” – ha spiegato Calabrò – “porta ricadute positive sull’occupazione, con miglioramento della qualità e con continuo ampliamento della gamma dei servizi offerti”.
Della liberalizzazione ha indubbiamente risentito Telecom Italia perché negli anni scorsi “sotto il peso dei debiti accumulati per effetto delle varie scalate, ha dismesso buona parte degli asset internazionali, determinando un processo di rifocalizzazione sui mercati nazionali, per cui le attività estere di Telecom Italia pesano sul suo fatturato meno di quanto pesino le analoghe attività delle prime quindici società europee del settore”.
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