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“Dialoghi sulle Minoranze”, la spirale del silenzio nel viaggio di Fabrizio Noli tra le comunità senza voce

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di Gianfrancesco Rizzuti [*] Cosa c’entra la comunicazione con un libro che è un viaggio attraverso le minoranze del mondo, dall’Asia, all’Europa, all’Oceania passando per l’Africa e le Americhe? C’entra, c’entra. Non solo perché a scriverlo è un giornalista, Fabrizio Noli, vaticanista di Radio Rai, insieme al turcologo ed islamista Federico De Renzi. C’entra, centra, almeno per un’altra ragione, che ha a che fare con la scienza della comunicazione. CopertinaMinoranze1Qualche decennio fa, una studiosa tedesca formulò una teoria. La studiosa si chiamava Elisabeth Noelle-Neumann, e definì la cosiddetta Spirale del silenzio, studiando le elezioni del suo Paese: l’afflusso continuo e ridondante delle news produce un’incapacità del pubblico di selezionare e interpretare i processi di percezione e di influenza dei media. Chi la pensa come minoranza, è condannato ad isolarsi e zittirsi, i media lo trascurano e si avvia e avvita la spirale del silenzio. Presupposto della teoria è che i media abbiano un’influenza decisiva sulla formazione di un clima di opinione e sull’opinione pubblica stessa. Ebbene, il libro di Noli – che è una impegnativa ma affascinante passeggiata con esperti e ricercatori attraverso le comunità senza voce nei continenti del nostro mondo – serve anche a ragionare su questa teoria,  sulla sua conferma o smentita. Da un lato infatti gli autori utilizzano il “mezzo di comunicazione” per definizione, il libro, per far emergere diritti, istanze da quelle dei Curdi iraniani agli Inuit (cioè gli esquimesi), solo per citare due popolazioni. Dall’altro, la loro analisi fa venire in mente, per esclusione,  quanto i social media – a differenza dei mass media – possano essere una tecologia e uno strumento a disposizione delle minoranze per rendere pubbliche le loro “questioni” afone, i loro diritti inespressi. Media tradizionali e nuovi, insomma, possono lavorare per superare pregiudizi, isolamenti, conflitti culturali e religiosi che spesso nascono dall’ignoranza e dalla mancanza di dialogo. “Siamo Parti, Medi. Elamiti, e abitanti della Mesopotamia….stranieri di Roma, Ebrei…Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”. Lo scrive Luca negli Atti degli Apostoli, a proposito delle genti arrivate a Gerusalemme di fronte al miracolo della Pentecoste; una descrizione che però è anche un affresco dell’umanità pronta a mescolarsi e scambiare merci ed esperienze, e non solo diffidenze verso lo straniero. Lo ricorda la bella introduzione di Sergio Valzania a “Dialoghi sulle Minoranze” (la maiuscola non è nostra e non è un errore), di Fabrizio Noli con Federico De Renzi, appena uscito per Qulture Edizioni. [*] Questo intervento è inserito in “Occhio di riguardo: la comunicazione tra tecnologia, mercato e diritto”, rubrica affidata a Gianfrancesco Rizzuti, docente di Relazioni Pubbliche Economiche e Finanziarie all’Università Europea di Roma, con la collaborazione, tra gli altri, di Marco Ciaffone. La rubrica tratterà di temi economici, giuridici e tecnologici, prendendo spunto dall’attualità o da pubblicazioni, ma sempre con un occhio (di riguardo) alla comunicazione. 7 luglio 2014

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