Il 5 agosto, la morte di colui che Montanelli definì “il principe del giornalismo televisivo”…
Quel legame tra rete e fiducia
di Gianfrancesco Rizzuti
Tre è il numero perfetto. Lo è per tanti motivi e tante culture. Nel nostro piccolo, questa settimana citeremo tre report interessanti sul rapporto tra tecnologia, comunicazione e fiducia. Buttiamo un occhio (di riguardo).
Il primo report. Ogni anno la multinazionale delle relazioni pubbliche Edelman pubblica un Trust Barometer, un’indagine condotta su un campione di 33mila persone in 28 Paesi che misura il grado di fiducia nei confronti di media, governo, aziende, associazioni non governative. Nell’edizione appena presentata e relativa al 2015, in Italia la fiducia è in crescita. Le élite – ovvero cittadini di età compresa tra i 25 e i 64 anni, alto reddito e grado d’istruzione universitario, consumatori di notizie e coinvolti nella vita economica e politica – mantengono un Trust index più alto rispetto al resto della popolazione. È un trend mondiale, che lascia intravedere una differenza di atteggiamenti tra segmenti della popolazione, su cui occorre riflettere. Sugli aspetti legati alla comunicazione e al modo con cui ci si informa, i motori di ricerca riscuotono maggiore fiducia di TV e giornali e il passaparola tra amici e familiari è la fonte d’informazioni più credibile.
Arriviamo al secondo report, anch’esso frutto di un monitoraggio condotto in una trentina paesi (ma solo europei). Questa volta il survey è della Commissione Europea nell’ultimo Eurobarometro disponibile su Opinione pubblica sul futuro dell’innovazione, scienza e tecnologia (giugno 2015). L’indagine mostra un grado lusinghiero di “trust” che i cittadini ripongono nella rete. Con un 58,2% di cittadini che considerano il web come una credibile fonte di informazione, l’Italia si colloca infatti prima tra i grandi Paesi (sesta in totale) che esprimono fiducia nei confronti del web. Interessante notare che il livello è così elevato da risultare sensibilmente superiore a quello di cui gode la carta stampata, che rimane sì positivo, ma si ferma al 53,5 per cento. Inoltre 17,6 per cento di italiani si fidano del web, ma non della stampa. E chi esprime questa preferenza non è – come si potrebbe immaginare – chi non potrebbe permettersi altre fonti di informazione, come i giovanissimi, ma uomini, tra i 35 e i 54 anni, di ceto medio-alto, moderati e interessati alla politica. Capire perché ci sia disaffezione rispetto ai media tradizionali aiuterebbe a trovare le ragioni dell’ampia affidabilità della rete.
La disintermediazione della carta stampata è frutto di molte ragioni, tra le quali la liquidità della democrazia, il disincanto rispetto a corpi e forme intermedi, l’affidamento e l’influenza che suscitano – lo dimostra anche la ricerca Edelman e lo sa bene il marketing più avveduto – le “persone come me”, che trovo sulla rete e sui social ma meno su quotidiano e in televisione.
L’influenza crescente in Italia della comunicazione online e della comunicazione social è dimostrata anche dall’ultimo rapporto Eurispes, il terzo documento citato in questa rubrica. Nel capitolo sulla fiducia nelle istituzioni, viene citato il caso della crescita a due cifre della fiducia nella Polizia registrato nel 2015. Un aumento rilevante riconducibile, secondo l’istituto di ricerca, all’intensa attività di comunicazione realizzata dall’istituzione soprattutto via web (come la campagna itinerante Una vita da Social sull’uso consapevole del web e l’Agente Lisa, la poliziotta virtuale).
Insomma, se una lezione si può trarre dall’incrocio di queste analisi è che la comunicazione influenza il clima di fiducia rispetto ad un determinato interlocutore – pubblico e privato – e lo fa soprattutto se è immersa in un ambiente social. Ma a distinguere una “buona” rete da una “cattiva”, è comunque il metterci la faccia. Purché essa sia come quella dell’Agente Lisa e dei suoi colleghi in carne ed ossa, del commissariato sotto casa, persone come noi, che parlano e soprattutto ascoltano, possibilmente per risolvere i problemi.
[*] Questo intervento è inserito in “Occhio di riguardo: la comunicazione tra tecnologia, mercato e diritto ”, rubrica affidata a Gianfrancesco Rizzuti, docente di Relazioni Pubbliche Economiche e Finanziarie all’Università Europea di Roma
8 febbraio 2016